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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 06:39.
A sentire i suoi fedelissimi dei ventilati otto nuovi acquisti per ora non c'è nemmeno l'ombra. Anche se il premier Silvio Berlusconi lavora all'allargamento della maggioranza per raggiungere quota 325. Contando, al momento, più sul fattore pressione ai danni degli avversari che su effettive defezioni.
Non a caso l'ex Udc Saverio Romano, regista del neogruppo dei "responsabili" alla Camera, altro puntello pro-Cavaliere, la mette giù così. «Gli otto parlamentari di cui parla il presidente Berlusconi hanno parlato direttamente con lui. Da qui a chiedere una prova di fede immediata, però, ce ne corre, perché non c'è al momento un passaggio urgente e necessario come il voto di fiducia».
Senza contare poi che il premier deve fare i conti anche con il malcontento di alcuni dei suoi, di cui il caso Prestigiacomo è solo la punta dell'iceberg.L'operazione rafforzamento, dunque, procede ma attraversa ora una fase di stanca. Tanto che gli stessi cacciatori di teste suggeriscono un cambio di strategia. «La corsa ai parlamentari – ragiona Francesco Pionati, uno dei reclutatori degli onorevoli inquieti – richiede molti sforzi cui seguono pochi risultati. Ora serve un salto di qualità, un progetto politico più che proseguire nel recupero dei singoli». Anche perché, ammette Pionati, «il peone si aggancia più facilmente in un clima di scontro frontale, ma con Casini e Fini che aprono tutto diventa più più difficile». Che è poi la stessa riflessione formulata da un altro dei parlamentari votati alla "caccia" dei transfughi, il medico pidiellino Mario Pepe. «A questo punto il nostro compito è finito, ora tocca a loro (i malpancisti, ndr) assicurare l'appoggio ai provvedimenti presentati dal governo. Il grosso del lavoro l'abbiamo fatto prima della fiducia sondando molti parlamentari che, pur rimanendo sulle loro posizioni, si sono detti disponibili ad aiutare l'esecutivo».
Stampelle alla bisogna, dunque, che per il momento non si muovono dal loro posto. E gira che ti rigira i bersagli non cambiano: si pensa ai moderati di Fli, all'Udc («i miei ex colleghi sono tutti pronti a seguire Casini, ma la maggior parte non lo seguirebbe mai a sinistra», profetizza Romano), come pure all'Mpa dove risultano "attenzionati" due-tre deputati. Ma aree di possibile malcontento vengono segnalate, dalle parti della maggioranza, anche nel Pd (tra i veltroniani e gli ex Margherita) e nell'Idv.