Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 09:08.

My24
Sacconi «fiducioso»: la Cgil alla fine sarà della partita. Parte il tavolo per PomiglianoSacconi «fiducioso»: la Cgil alla fine sarà della partita. Parte il tavolo per Pomigliano

«Sono fiducioso, la Cgil alla fine sarà della partita perché il sindacato italiano nella sua grandissima maggioranza è disponibile, come ha già dimostrato in molti casi, ad accrescere la produttività del lavoro». Lo dice, in un'intervista a Repubblica, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dopo l'accordo per Mirafiori, sottolineando di aver trovato nelle parole del segretario della Cgil, Susanna Camusso, «alcuni accenti positivi».

«Fuori da questo progetto - aggiunge Sacconi - rimane una ridotta ideologizzata», mentre dal segretario è arrivata una «speranza di condividere con le altre organizzazioni sindacali e con la Confindustria un quadro di regole funzionali alla maggiore competitività». Quella della rappresentanza, comunque, «è una materia tipicissima delle parti sociali» e «un intervento del governo sì sarebbe autoritario». Saranno quindi industria e sindacati a riscrivere le regole.

L'accordo raggiunto per Mirafiori, (LEGGI IL TESTO DELL'ACCORDO) peraltro, «dimostra che i salari anche in Italia possono crescere» mentre «il diritto di sciopero resta intatto. L'ipotesi si riferisce a sanzioni che liberamente i firmatari hanno accettato nel caso di una loro proclamazione di sciopero incoerente con lo stesso accordo. Non scomoderei i diritti». E non c'è nemmeno lesione della libertà sindacale, perché «chi si assume la responsabilità di firmare un accordo può anche ottenere un canale privilegiato di dialogo con la controparte, ma gli altri continuano ad essere liberi di associarsi e di organizzarsi».

E se il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dalle colonne della Stampa, invita la Camusso e i suoi a rispettare quello che decidono la maggioranza dei sindacati, parole meno concilianti arrivano dal leader di sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola in una intervista al quotidiano «Il Piccolo» di Trieste. Parlando della proposta dell'ad di Fiat, Sergio Marchionne dice: «Non è solo una sfida arrogante contro il mondo del lavoro. È l'idea di un restringimento secco degli spazi di democrazia in questo Paese». Giuseppe Fioroni del Pd commenta invece positivamente l'accordo di Mirafiori: «Nella crisi ci vuole coraggio, conservare significa recedere e perdere tutto».

Oggi a Roma è un altro giorno importante per il gruppo Fiat-Chrysler. Lingotto e sindacati (tutti tranne Fiom-Cgil, che domani riunisce il comitato esecutivo per un eventuale sciopero) cercano l'accordo sul nuovo contratto di lavoro (salari, orari, scatti di anzianità e diritti sindacali) con il quale verranno riassunti i lavoratori di Pomigliano d'Arco. Una procedura che partirà già da gennaio e riguarderà oltre 4.600 lavoratori che produrranno la nuova panda. Di fatto: la prima stretta di mano veramente importante per il nuovo corso Fiat che dovrà raddoppiare la produzione di auto nel Belpaese. Il confronto è iniziato alle ore 11 e i tempi di attesa si preannunciano lunghi.

Federmeccanica: ora un accordo sulla rappresentanza. L'accordo di Mirafiori «consente un altro importante passo avanti per la realizzazione di un grande progetto industriale come Fabbrica Italia». Però «ora si deve aprire un tavolo sulla rappresentanza». È l'appello che lancia a Confindustria e sindacati il presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi, perché «un conto è concludere un contratto senza la firma della Fiom, un altro è gestire le relazioni industriali in azienda senza una organizzazione che rappresenta una parte cospicua dei lavoratori». Nel cambiamento delle relazioni industriali la Fiat «dà uno strattone che accelera il processo», ma il Lingotto «sta vivendo un'esperienza unica ed eccezionale» su «un altro pianeta rispetto alla realtà italiana».

Federmeccanica «rappresenta almeno 12mila aziende con circa un milione di lavoratori e deve trovare soluzioni in cui il sistema si riconosca». Le scelte, per Ceccardi, sono solo due: «O ogni azienda va per conto proprio e si organizza come può», oppure «si decide di stare in un sistema che adotta regole comuni» che «devono essere sempre più flessibili e adattabili alle singole realtà». Il contratto nazionale, insomma, «ha ancora il suo ruolo importante da svolgere, ma non può essere una gabbia, come sembra pensare la Fiom, ma uno strumento per gestire le relazioni industriali». Quanto al contratto auto, per Ceccardi va definito all'interno del contratto metalmeccanico, altrimenti «il rischio è che i contratti nazionali si moltiplichino e il loro ruolo si ampli. Se così fosse dovremmo riverificare gli obiettivi che ci eravamo dati».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi