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Complotto sventato in Danimarca

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 08:31.

Il grigio palazzo dello "Jyllands Posten" affacciato sulla piazza del municipio di Copenhagen al rogo come il Taj Mahal, hotel di Mumbai del primo '900 simbolo della carneficina degli estremisti islamici che uccisero 183 persone nel novembre 2008.

I servizi segreti danesi e svedesi (Pet e Sapo) hanno annunciato ieri di aver sventato il più grave attacco al quotidiano di Copenhagen che nel 2005 pubblicò le vignette su Maometto innescando una crisi internazionale con l'opinione pubblica musulmana. Il tentativo di annientare il giornale liberalconservatore programmato nei prossimi giorni e sventato all'ultimo per «raccogliere più prove possibili» sarebbe stato opera di un tunisino di 44 anni, un iracheno che aveva fatto domanda d'asilo in Danimarca e tre cittadini svedesi di origine libanese e tunisina. Tutti arrestati all'alba di ieri, quattro in due sobborghi di Copenhagen, uno a Stoccolma: nelle loro case munizioni, pistole, silenziatori.

«È atroce che un gruppo di militanti islamici abbiano un piano concreto per un serio attacco qui in Danimarca» ha detto il ministro della Giustizia danese Lars Barfoed. «Il gruppo voleva uccidere quante più persone possibile. È la minaccia sinora più seria per il nostro paese».
«Non mi sorprende affatto: poche settimane fa i servizi segreti svedesi hanno fatto sapere che c'è una rete estremisti pronti a colpire la Scandinavia e lo "Jyllands" è il principale obiettivo» dice al Sole Naser Khader, 47 anni, parlamentare danese di origini siriane, fondatore del partito moderato Alleanza liberale.

Durante la crisi delle vignette, Khader, volto musulmano che predicava la coesistenza fra Islam e democrazia, divenne consigliere dell'allora premier Anders Fogh Rassmussen. Oggi si è spostato a destra: è deputato con i conservatori perché il suo ex partito «non ha elaborato risposte alla sfida dell'Islam politico». Dice: «Gli estremisti sono una minoranza nel paese ma strillano e nessuno glielo impedisce.

Forse il problema della Scandinavia è la troppa democrazia. La Danimarca è il paese scandinavo che più ha spinto per l'integrazione negli anni 90: questi nuovi arrivati hanno un background diverso, alcuni resistono all'integrazione». Khader tiene un blog sul "Posten" e difende le scelte di Flemming Rose, caporedattore della cultura che decise di pubblicare quelle vignette, autore della "Tirannia del silenzio", libro pubblicato a settembre in cui il giornalista-scrittore ex corrispondente a Mosca e a Washington, spiega perché ha deciso di pubblicare quei disegni. «È un bel libro e io sono d'accordo con quella scelta fatta perché non si trovavano artisti disposti a illustrare un libro per bambini sull'Islam, impauriti della reazione dei musulmani».

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Tags Correlati: Alleanza | Anders Fogh Rassmussen | Copenhagen | Kurt Westergaard | Lars Barfoed | Posten | Rose Flemming | Scandinavia | Stati Uniti d'America

 

Non regge l'osservazione che l'attacco frontale scelto dal "Posten" non aiuta il dialogo. «Qui non è in gioco solo la libertà di parola» risponde Khader. «Il problema è affermare il primato dello stato laico: tutte le religioni devono rimanere distinte dalla politica e a maggior ragione dalle scelte editoriali di un giornale». Khader osserva che da questi mancati attentati quello che ci guadagna di più è il DanskFolkenparti, il partito anti-immigrati e anti-Islam.

I PRECEDENTI
Settimo attacco al Posten
Quello sventato ieri è il settimo tentato attacco contro lo Jyllands-Posten o contro il disegnatore Kurt Westergaard, dopo la pubblicazione nel 2005 di vignette giudicate offensive da una parte del mondo islamico
L'elenco è stato pubblicato sul sito del quotidiano: nel febbraio 2008 tre uomini furono arrestati per aver progettato l'assassinio di Westergaard; nell'ottobre 2009 la polizia americana arresta a Chicago due cittadini Usa per aver pianificato un attacco contro il giornale; nel gennaio 2010 un somalo si introduce nella casa di Westergaard armato di machete e il disegnatore si salva rifugiandosi in una stanza blindata; in giugno due uomini sono arrestati in Nord Africa accusati di progettare un attacco contro Westergaard; in settembre a Copenhagen è arrestato un ceceno che aveva fatto esplodere per errore un ordigno artigianale all'Hotel Jorgensen; il 28 settembre un curdo iracheno, arrestato in Norvegia, rivela un piano contro lo Jyllands-Posten

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