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Comincia il G-8 a presidenza francese. Sarko vuole riformare il sistema monetario

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2010 alle ore 16:15.

Per la politica internazionale la prima data importante dell'agenda 2011 è il 10 gennaio, quando Nicolas Sarkozy andrà da Barack Obama a Washington, aprendo simbolicamente la presidenza francese del G-8/G-20. Poche settimane dopo, il 18 e 19 febbraio, si riuniranno a Parigi i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali del G-20. Manca invece una conferma ufficiale per la data e il luogo del vertice G-8 di fine primavera-inizio estate: il presidente Sarkozy, nel corso del summit 2010 di Huntsville (in Canada), aveva indicato Nizza, ma adesso per ragioni di sicurezza pare più probabile la scelta di Deauville, raffinata località balneare della Bassa Normandia, a due ore d'auto da Parigi, resa famosa anche in Italia da un film-cult: "Un uomo, una donna" (Palma d'oro a Cannes nel 1966 e due Oscar), girato da Claude Lelouch con Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée come protagonisti. Per quanto riguarda invece il vertice G-20, si farà a Cannes, in Costa Azzurra, il 3 e 4 novembre.

Gli obiettivi della Francia per la presidenza del G-8/G-20 sono ambiziosi quanto attuali e complessi: riformare il sistema monetario internazionale, i mercati delle materie prime e la governance mondiale. Sarkozy spera anche di rilanciare la sua popolarità in vista delle elezioni per l'Eliseo del 2012, dove potrebbe trovare come avversario a sinistra l'attuale direttore del Fmi Dominique Strauss-Kahn.

Ma al di là dei risultati concreti, interessano a Sarkozy anche le ricadute d'immagine della sua presidenza del club dei Grandi. A Parigi è infatti vivace il dibattito sul presunto calo d'importanza della "voce francese" nella diplomazia mondiale, imputata da alcuni alle divergenze tra l'ex ministro degli Esteri Bernard Kouchner e i consiglieri personali di Sarkozy per le questioni internazionali. Sostituito in novembre il ministro divenuto scomodo con la fidata Michèle Alliot-Marie, il presidente spera di utilizzare la vetrina del G-8/G-20 per invertire la tendenza, rilanciando il ruolo geopolitico della Francia.

Secondo il sito internet del settimanale "Le Nouvel Observateur", pochi giorni prima di Natale il presidente francese ha ospitato all'Eliseo per una colazione di lavoro un gruppo di blogger e imprenditori del web, proponendo loro un dialogo «franco e diretto», ma anche annunciando l'organizzazione di un «G-8 del web» a Deauville, la creazione di un Consiglio digitale e una revisione della legge sulla diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet. Per Sarkozy, infatti, non è normale che giganti come Google facciano milioni di euro di benefici in Francia senza pagare le imposte.

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Nella rotazione annuale delle presidenze del G-8 è questa la sesta volta per la Francia. Quando, a metà novembre del 1975, i capi di Stato e di governo dei sei maggiori paesi occidentali (Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia) si ritrovarono nel castello di Rambouillet, a 50 km. da Parigi, forse nessuno immaginava che da quei colloqui sarebbe nato l'esclusivo club delle grandi potenze: all'inizio G-6, diventato G-7 con l'ammissione del Canada e G-8 con l'arrivo della Russia nel 1998 (il summit è stato ospitato per la prima volta a San Pietroburgo nel 2006), senza contare il presidente Ue come nono invitato.

Allora lo scenario era quello della crisi petrolifera, seguita alla guerra del Kippur nell'ottobre 1973, con la quadruplicazione dei prezzi del greggio in tre mesi. L'economia ristagnava o regrediva, mentre l'inflazione era galoppante ("stagflazione" recitava il neologismo). Di fronte a questi eventi l'Occidente si trovò impreparato: nell'estate 1975 il presidente francese Valéry Giscard d'Estaing propose una riunione dei leader delle maggiori potenze per decidere cosa fare. Il modello prefigurato da Giscard, d'intesa con il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, era quello del "Library Group" (cui entrambi avevano preso parte), cioè gli incontri riservati tra i ministri delle Finanze di Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti nella biblioteca della Casa Bianca, ai quali solo sporadicamente partecipava anche quello italiano. Da Washington si fece capire che la nostra esclusione avrebbe inferto un duro colpo alla credibilità dell'Italia. Il presidente del Consiglio Aldo Moro e il ministro degli Esteri Mariano Rumor preferirono non sollecitare un invito all'Eliseo (si rischiava il rifiuto), ma autorizzarono una missione del segretario generale della Farnesina Raimondo Manzini che, muovendosi secondo i canoni della diplomazia tradizionale basata sui contatti personali a Parigi, Londra, Bonn e Washington, riuscì a tessere la tela e a raggiungere l'obiettivo.

In verità bisogna comunque aggiungere che, per alcuni anni, il summit dei capi di Stato e di governo continuò a essere preceduto da un G-5 dei ministri finanziari (senza Italia e Canada). Anzi, accadde perfino che una di queste riunioni (a Portorico nel giugno 1976) servisse a discutere su come reagire di fronte all'eventuale ingresso dei comunisti nel Governo italiano. Per tornare alla Francia, va ancora citato il vertice del 14-16 luglio 1989, durante la presidenza "imperiale" di François Mitterrand, svoltosi alla Grande Arche di Parigi nel Bicentenario della Rivoluzione.

Il Gruppo dei 20 (o G-20) è stato invece creato nel 1999 come riunione allargata dei ministri delle Finanze di 19 paesi più l'Unione europea, con lo scopo di aprire un forum di discussione fra i paesi sviluppati e quelli emergenti, soprattutto sulla stabilità finanziaria. Ma il G-20 ha assunto l'attuale rilevanza soltanto dopo lo tsunami finanziario del 2008, fino a diventare – sono parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama - il principale organismo per la cooperazione economica internazionale (a livello dei capi di Stato e di governo).

Al G-20 partecipano i paesi del G-8 in primis, più Australia, Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia e Messico, Sudafrica e Turchia, con l'aggiunta della Spagna (sempre invitata nelle ultime cinque edizioni), oltre alla Ue e ad altre organizzazioni internazionali (fra cui il Financial Stability Board, attualmente presieduto dal governatore Mario Draghi). Nel G-20 ci sono i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre a più dell'80% del Pil, mentre i paesi del G-8 rappresentano il 13% della popolazione totale e circa il 60% del Pil.

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