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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2010 alle ore 21:38.
Grande attenzione ai giovani, alle loro aspirazioni e soprattutto al malessere che li attraversa per l'incertezza che pesa sul loro futuro. Il messaggio che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto agli italiani si è caratterizzato quest'anno soprattutto per la scelta di non soffermarsi, più del dovuto, sulle perduranti incertezze che pesano sul quadro politico. L'attenzione e l'enfasi si è concentrata sulle questioni con le quali gli italiani sentono di fare i conti, a partire dagli effetti della persistente crisi economica e occupazionale. Ai giovani Napolitano ha parlato con linguaggio franco, diretto, per spronarli a non cedere all'ansia ma anche a rimboccarsi le maniche, a credere nel futuro. I giovani sanno di non poter chiedere un futuro fatto di certezze garantite dallo Stato, ma è dovere dello Stato, della politica e di chi è chiamato a responsabilità pubbliche ai vari livelli offrire quanto meno delle oppotunità reali.
Napolitano è preoccupato per gli effetti del perdurante e crescente distacco tra la società reale e la politica: divario che per sua stessa ammissione ha raggiunto ormai livelli a dir poco allarmanti. Da garante supremo delle istituzioni e dell'unità nazionale, rinnova il doveroso appello alle forze politiche perché ritrovino insieme quello spirito di condivisione che appare necessario per affrontare le sfide che si aprono di fronte al paese. Ne ha fatto oggetto di uno dei passaggi più significativi del discorso che lo scorso 20 dicembre ha rivolto alle più alte cariche dello Stato. Un nuovo spirito di condivisione appunto che conduca le forze politiche e le forze sociali a individuare, «fuori di ogni schema e contrapposizione pregiudiziale», i temi, le esigenze, le «sfide ineludibili» con cui fare i conti nel 2011.
L'Italia, è la convinzione del capo dello Stato, può e deve farcela nell'attuale, per quanto difficile fase storica. Ne abbiamo le potenzialità, le risorse umane, le energie culturali, tecniche, imprenditoriali. Ma la condizione per farcela ora è guardare in modo impietoso alle debolezze da superare, alle sfide da non perdere. La condizione è prendere piena consapevolezza, noi tutti, «dei rischi che corriamo e della durezza delle prove che ci attendono non solo nei prossimi mesi ma nei prossimi anni». Non spetta al presidente della Repubblica, nel nostro ordinamento, formulare giudizi sulle politiche messe in atto dal governo. Napolitano lo ha ricordato in un passaggio del suo discorso agli italiani, e tuttavia ha posto l'accento su due grandi questioni che non potranno che essere all'attenzione del governo e delle forze politiche già a partire dalle prossime settimane: la riduzione del debito pubblico, ma soprattutto le scelte da operare nella distribuzione delle risorse disponibili. Cultura, innovazione, ricerca, istruzione: settori in cui, ben lungi dall'operare in una logica di tagli, occorre al contrario per Napolitano investire.