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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2011 alle ore 15:15.
Ultimatum e diplomazia, piani di guerra e auspici: la situazione in Costa D'Avorio resta al centro dell'attenzione internazionale, mentre nel Paese sono sempre di più gli sfollati che abbandonano tutto temendo il riesplodere della guerra civile. Oggi l'Unhcr (Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati) ha disposto l'allestimento in Liberia di un campo profughi in grado di accogliere oltre 20.000 persone.
Nella ridda di dichiarazioni, minacce e tensioni, nel pomeriggio Alassane Ouattara, considerato dal 28 novembre il legittimo presidente dalla comunità internazionale, ha dato un ultimatum a Laurent Gbagbo: il capo di stato uscente ha tempo fino a mezzanotte per lasciare «pacificamente il potere». In tal caso «non avrà alcun problema ... In caso contrario si dovrà far ricorso ad altre misure», cioè all'intervento militare.
Ultimatum e garanzie per Gbagbo erano stati decisi, secondo quanto riferito dal governo di Ouattara, martedì scorso al termine della missione dei tre capi di stato africani inviati come mediatori dall'Ecowas (Comunità economica degli stati dell'Africa Occidentale). La terna di presidenti (di Sierra Leone, Benin e Capo Verde) tornerà lunedì ad Abidjan per una seconda tornata di colloqui ma, ha preannunciato, sarà «l'ultima volta ... Speriamo che Gbagbo si sia convinto ad andarsene».
In caso contrario, secondo varie dichiarazioni, la comunità internazionale potrebbe intervenire militarmente e i Paesi dell'Africa Occidentale (Ecowas) avrebbero già approntato i piani militari cui fare ricorso «se falliranno tutti i mezzi di persuasione politica». Dal canto suo la Gran Bretagna ha anticipato il proprio sostegno all'Onu se deciderà di usare la forza contro Gbagbo (che continua ad avere l'appoggio dell'esercito ivoriano) ma ha aggiunto che non invierà soldati britannici. Parigi, che di soldati in Costa D'Avorio ne ha già, ha invece chiesto alle famiglie francesi con bambini di tornare in Francia.
Il presidente uscente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo ha proclamato in serata che non intende «cedere» alle pressioni internazionali nè al suo rivale Alassane Ouattara, che gli ha ingiunto di lasciare la presidenza del Paese. «Noi non cederemo», ha affermato Gbagbo in un discorso alla Nazione, trasmesso in tv, in occasione del Capodanno, denunciando «un tentativo di colpo di Stato condotto sotto l'egida della comunità internazionale».