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La doppia Fiat all'esame di Borsa

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 14:51.

Domani, alla prima seduta di Borsa del 2011, Sergio Marchionne potrà verificare di persona quanto il mercato scommette su di lui. Appuntamento alle 8 quando in Piazza Affari, presente l'ad Fiat, gli operatori inizieranno a inviare ordini per comprare o vendere i due titoli nei quali si divideranno le vecchie azioni del Lingotto. Un'ora di suspance, fino alle 9 quando suonerà la campanella d'avvio delle contrattazioni e si conoscerà il responso iniziale della Borsa sul valore dell'Industrial dei mezzi pesanti e della Spa dell'Auto.

Dalle 8 alle 9, infatti, i trader dovranno stabilire quanto saranno disposti a pagare o ad accettare per i due titoli, senza avere l'appiglio di un prezzo di riferimento pre-calcolato come avvenuto in precedenti operazioni di scissione. E non potranno neppure mettersi in scia alla corrente, perchè la Borsa, al fine di monitorare la significatività degli scambi, ha bandito la possibilità di immettere ordini al meglio, cioè senza indicazione di prezzo. Il primo prezzo "vero" sarà dunque quello formatosi dall'incrocio di domanda e offerta nell'ora di preapertura.

Come si ripartirà il valore del titolo Fiat che, ancora "intero", ha archiviato il 2010 in bellezza a 15,43 euro? Fifty-fifty per non far torto a nessuno oppure in diversa proporzione? Quel che è certo è che non sarà così semplice tagliare in due il Lingotto, borsisticamente parlando, soprattutto perchè la parte auto è tutta una scommessa. Lo dimostrano le acrobazie degli analisti che negli ultimi mesi si sono esercitati nell'arduo compito di soppesare le due metà. Ebbene, nelle valutazioni raccolte da Il Sole-24Ore tra 14 case d'investimento italiane ed estere (si veda la tabella pubblicata in pagina) non ce n'è una che coincida con l'altra nella composizione e nella somma. Ma soprattutto, la massima variabilità nei giudizi riguarda la parte Auto, quella che continuerà a chiamarsi Fiat Spa dopo lo scorporo di camion (Iveco), trattori (Cnh) e relativa componentistica. Per esempio, per il titolo dell'Auto si va dai 4 euro ipotizzati nei report di Credit Suisse e Deutsche Bank (che coincidono sulla Spa, ma divergono sulla sommatoria totale), agli oltre 10 stimati dagli analisti di Mediobanca (sull'Auto i più ottimisti del panel con un target di 10,7 euro) e da quelli di Goldman (10,1). Meno disperse invece le valutazioni di Fiat Industrial che sono ricomprese nel range più ristretto di 7-11,5 euro, dove il minimo è a cura di Morgan Stanley (attratta piuttosto dall'Auto, con un target a 9,9 euro) e il massimo frutto ancora delle previsioni di Goldman Sachs (peraltro, le più effervescenti del campione con target che, sommati, arriverebbero a 21,6 euro).

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Tags Correlati: Borsa Valori | Chrysler | Fiat | Fusioni e Acquisizioni | Goldman Sachs | Governi Nord-americani | IVECO | Mediobanca | Sergio Marchionne | Stati Uniti d'America | Torino (squadra)

 

Valutazioni in libertà? In realtà la variabilità delle stime degli analisti evidenzia la maggior alea che si riversa sulla società dell'Auto. Fiat Industrial, in fondo, ha già un pezzo (Cnh) che è quotato negli Usa e ricomprende attività, in termini relativi, più stabili e stabilizzate: camion e trattori sono business ciclici ma in ripresa, ed eventualmente il pizzico di pepe speculativo può riguardare le possibilità di aggregazione di Iveco. L'Auto invece è tutt'altro che assestata nei risultati e nel perimetro, tra voci che di tanto in tanto danno in uscita Alfa e un pezzo di Ferrari. La principale incognita però riguarda lo sviluppo dei rapporti con Chrysler. Della casa di Detroit in ristrutturazione il Lingotto detiene attualmente il 20%, che può salire al 35% senza comportare esborsi monetari. Ma la sfida è raggiungere il 51% e procedere poi alla fusione. Le nozze sembravano lontane: per salire al 51% Marchionne dovrebbe infatti prima rimborsare gli aiuti ricevuti dai Governi Nord-americani e non potrebbe comunque farlo prima del 2013. Ma – si è appreso nelle ultime settimane – ora si sta cercando di rinegoziare i termini e l'operazione, in teoria, potrebbe anche andare in porto entro l'anno. Con un esborso tutto sommato modesto, se sono corrette le supposizioni di Barclays, che stima in 480 milioni di euro il prezzo che Torino dovrebbe pagare per ritrovarsi in maggioranza a Detroit. Poco? Certo, se resta valido il patto che il massimo del corrispettivo sarà comunque limitato dai multipli Ev/Ebitda di Fiat Auto (che la banca inglese ipotizza intorno a 2) e alla luce di quelli più allettanti ai quali Chrysler, sulla scia dell'Ipo Gm, potrebbe ricollocarsi in Borsa.

Così, sarà forse con sentimenti contrastanti che l'ad Fiat assisterà alla prima ratifica ufficiale dei valori di scissione: per il suo orgoglio manageriale sarebbe più gratificante un bel botto di Capodanno anche sul titolo dell'Auto, ma per la ragion aziendale meglio volare basso e prenotare a "sconto" la preda americana.
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