Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 14:55.
ROMA
Da oggi l'ambasciata italiana a Brasilia, disegnata da Pier Luigi Nervi come sfida alle rivoluzionarie geometrie di Niemeyer, sarà priva del suo capomissione. L'ambasciatore Gherardo la Francesca, lunga esperienza diplomatica alle spalle e promotore, negli ultimi mesi, del rilancio della cooperazione economica dell'Italia in quel Paese, è atteso a Roma dove è stato richiamato per mettere a punto il ricorso alla Corte suprema federale brasiliana contro la mancata estradizione di Cesare Battisti. L'ambasciatore, prima di lasciare il Paese ha consegnato un messaggio del ministro degli Esteri Franco Frattini alla neo presidente Dilma Rousseff nel quale si sottolinea la «ferma determinazione» del governo italiano ad «esperire tutte le possibili vie legali per ottenere l'estradizione in Italia di Battisti». Frattini auspica che «il nuovo presidente possa rivedere la decisione del suo predecessore». Del resto, come ha ricordato ieri il titolare della Farnesina, era stata la stessa Rousseff, nei mesi scorsi, a fare aperture sull'estradizione dell'ex terrorista dei proletari armati per il comunismo. «Non dimentichiamo le parole di Dilma Rousseff» ha ricordato Frattini, che disse: «Se sarò eletta rimanderò Battisti in Italia».
È dunque sulla nuova presidenza Rousseff che il governo italiano punta per riaprire la partita, partendo dal ricorso alla Corte suprema. Ma, mettendo sul piatto, anche, possibili "ritorsioni" economiche facendo slittare, eventualmente, la ratifica di accordi bilaterali, prevista inizialmente tra gennaio e febbraio. Si spera così di sensibilizzare sul problema anche ambienti imprenditoriali brasiliani e quella parte del Governo lontana dalle tentazioni massimaliste del partito dei lavoratori. In bilico vi sarebbero commesse e appalti per almeno dieci miliardi di euro firmati nel giugno scorso durante la visita di Berlusconi a San Paolo che peserebbero naturalmente sulle imprese italiane ma sarebbero un problema per Brasilia e per il suo miracolo economico. «Questo non è un clima favorevole per ratificare trattati», ha avvertito Frattini. Gli accordi vanno dalla difesa ai trasporti, dall'energia all'agroindustria, alla costruzione di strutture sportive per i mondiali del 2014 e le Olimpiadi di Rio del 2016. Nel 2009 l'Italia ha superato la Francia come partner commerciale di Brasilia, diventando l'ottavo Paese esportatore con una quota di quasi il 3 per cento. E negli ultimi anni il numero di imprese che hanno aperto filiali in Brasile è più che raddoppiato, da 120 a 300.