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Chi sono e quanto sono pagati i cecchini talebani in Afghanistan. Lunedì i funerali di Miotto a Roma

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 14:21.

Il caporal maggiore Matteo Miotto, l'alpino ucciso da un tiratore scelto mentre era di guardia su una torretta della Base avanzata Snow, nel distretto caldo del Gulistan, è l'ultimo di una lunga serie di caduti tra le fila delle truppe alleate in Afghanistan colpiti dai cecchini talebani e di al-Qaeda. I mujhaiddin addestrarono alcuni "sniper" impiegati per uccidere soprattutto gli ufficiali sovietici durante il conflitto degli anni '80 ma tra i talebani questa specialità era divenuta marginale rispetto alla capacità di costruire e piazzare ordigni esplosivi improvvisati o a compiere attentati suicidi.

La salma del caporal maggiore Miotto a Roma. Lunedì i funerali solenni, poi il ritorno a Thiene

I rapporto dell'intelligence di Isaf segnalarono la ricomparsa dei tiratori scelti tra le milizie talebane nel 2008 e l'anno successivo venne registrato un aumento del 25 per cento dei tiri di precisione effettuati da 600 metri e alcuni anche da oltre un chilometro di distanza attribuiti ai miliziani appartenenti alla "legione straniera" di al-Qaeda.

Soprattutto uzbeki, tagiki e ceceni, addestrati nell'esercito di Mosca o delle repubbliche asiatiche ex sovietiche e in seguito passati al soldo dei jihadisti per fede ideologica o per denaro considerato che fonti militari britanniche hanno riferito nei mesi scorsi che i cecchini presenti nella provincia di Helmand sono pagati migliaia di dollari per uccidere i soldati alleati e per addestrare al tiro di precisione miliziani afghani e pakistani, alcuni dei quali (secondo indiscrezioni statunitensi) sarebbero stati istruiti in Iran nei campi gestiti dai pasdaran lungo il confine afghano. Altri ancora sarebbero veterani del conflitto iracheno dove i cecchini di al-Qaeda rappresentarono una seria minaccia per i soldati statunitensi soprattutto a Fallujah, Baqubah, Mosul e nella provincia di al-Anbar.

Nel febbraio scorso, quando gli anglo-americani assunsero il controllo della roccaforte talebana di Marjah, nell'infuocata provincia di Helmand, dovettero affrontare un elevato numero di cecchini talebani. Il 14 febbraio una colonna dei marines venne bloccata dalla presenza di ordigni sulla strada e successivamente presa di mira da tre tiratori scelti dotati di armi di grande potenza come i fucili russi Dragunov o le loro copie cinesi in grado di perforare gli elmetti in kevlar. Non sempre però come nel caso del caporale Andrew Koenig, del Sesto Reggimento Marines, sopravissuto il 15 febbraio al tiro di un cecchino talebano grazie al suo elmetto.

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Tags Correlati: Al Qaeda | Andrew Koenig | Darren Foster | Gulistan | Helmand | Isaf | Marjah | Matteo Miotto | Reggimento Marines | Roma |

 

Un altro marine è stato meno fortunato, ucciso mentre portava i rifiuti nella discarica esterna all'avamposto da un cecchino appostato chissà da quanto tempo nei dintorni. Nel distretto di Sangin, in assoluto il posto più pericoloso dell'Afghanistan per i militari alleati dove il tasso di perdite è dodici volte più alto della media nei primi cinque mesi del 2010 i britannici persero sette soldati del Terzo reggimento Genio ad opera di uno o più tiratori scelti. Il soldato Darren Foster venne ucciso con modalità simili a quelle che hanno caratterizzato la morte del caporal maggiore Miotto.

Foster era di guardia nella torretta blindata della Base avanzata Jackson quando venne colpito da 550 metri di distanza da un proiettile che si infilò nella fessura di appena 23 centimetri utilizzata per consentire alle guardie di sparare. Un tiro fortunato o l'opera di un professionista, forse lo stesso che il 31 dicembre ha centrato la feritoia della torre sulla quale era di guardia l'alpino italiano. Del resto il Gulistan (provincia di Farah) confina con Helmand e solo poche decine di chilometri separano le postazioni italiane da quelle anglo-americane.

I comandi militari tendono spesso a minimizzare o comunque a non enfatizzare la crescente presenza di tiratori scelti tra le fila nemiche e in diversi settori dell'Afghanistan (hanno colpito anche i francesi nella provincia di Kapisa) consapevoli del pesante effetto demoralizzante di questa minaccia nei confronti dei reparti. Ciò nonostante i cecchini hanno un ruolo bellico marginale, un effetto psicologico, ma non certo decisivo negli equilibri del conflitto afghano caratterizzato da una minaccia talebana portata soprattutto con ordigni improvvisati.

La contromisura più efficace contro gli "sniper" sono altri tiratori scelti che esplorino con i mirini di puntamento ogni anfratto intorno alle basi e si appostino preventivamente sugli itinerari percorsi dalle colonne per individuare e uccidere i cecchini nemici. Un'attività di contro cecchinaggio (counter-sniper) che a Helmand ha mobilitato anche le forze speciali dello Special Air Service britannico e che vede i tiratori scelti giocare al gatto col topo in una partita nella quale i ruoli si invertono in modo repentino e spesso letale.

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