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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 08:09.
PARIGI - Il virus delle primarie, con l'esigenza dei concorrenti di conquistare la luce dei riflettori, continua a colpire, implacabile. E preferibilmente a sinistra. In Francia, dove tutti stanno già guardando alle presidenziali del 2012, in questo primo week end dell'anno è toccato al partito socialista, specializzato nel farsi del male. Manuel Valls, il primo dirigente di rue de Solferino ad aver annunciato la partecipazione alle primarie socialiste che nel prossimo autunno dovranno scegliere lo sfidante di Nicolas Sarkozy, ha mandato in archivio le 35 ore. Sostenendo che si tratta di una legge d'altri tempi che ha danneggiato l'economia.
Non è proprio una novità. Il rocardiano Valls, che si autodefinisce di volta in volta "blairiano" o "clintoniano", ha già criticato in passato la legge che nel 2000 ha abbassato di quattro ore l'orario legale di lavoro. E su molti temi, dalla sicurezza all'immigrazione fino alla riforma pensionistica, ha assunto posizioni vicine a quelle della maggioranza di centro-destra. Tanto da essere invitato, un anno e mezzo fa, a lasciare il partito. E neppure sono una novità i limiti evidenti di una misura dalla fortissima impronta ideologica, che non ha creato i posti sperati (le stime dicono 350mila invece dei 700mila attesi), costa un'enormità in termini di agevolazioni fiscali alle imprese sulle ore di straordinario (circa 15 miliardi all'anno) ed è peraltro stata via via smantellata nell'applicazione concreta.
Ma certo nelle file del Ps crea sconcerto e imbarazzo che il dibattito interno di questo anno preelettorale si apra proprio con un attacco frontale al provvedimento più simbolico dell'ultima stagione del potere socialista (quella del governo guidato da Lionel Jospin). Teorizzato, realizzato e difeso a spada tratta dall'allora ministro del Lavoro, oggi segretario del partito e candidata in pectore a guidare i socialisti alle presidenziali: Martine Aubry. Prevedibilmente ironiche le reazioni in casa Ump, il partito del presidente. E singolare che l'uscita di Valls coincida con il combattivo editoriale d'inizio anno dell'industriale Serge Dassault sul "suo" Figaro: per fermare la deindustrializzazione bisogna abolire il cuneo fiscale e tornare alle 39 ore.