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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2011 alle ore 13:06.
Si apprestano a raggiungere la Costa d'Avorio per un ennesimo tentativo di mediazione i tre emissari dell'Ecowas, la Comunità Economica dell'Africa Occidentale, ma non intendono venire a patti con il presidente ivoriano uscente Laurent Gbagbo, che rifiuta di cedere il potere all'ex premier Alassane Ouattara, unico candidato internazionalmente riconosciuto quale legittimo vincitore del ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso: lo ha anticipato la Sierra Leone, il cui presidente Ernest Koroma fa parte della 'troika' inviata dalla stessa Ecowas ad Abidjan insieme agli omologhi di Benin, Boni Yayi, e Isole del Capo Verde, Pedro Pires.
«Non ci sarà alcun compromesso», ha avvertito infatti Ibrahim Ben Kargbo, ministro per l'Informazione. «Ci si atterrà strettamente al comunicato diramato alla vigilia di Natale, nel quale si afferma con chiarezza che il presidente Ggagbo si deve dimettere. È quello», ha insistito il ministro della Sierra Leone, «il nostro documento operativo». Semplicemente, ha proseguito Ben Kargbo, all'uomo forte ivoriano saranno offerti alcuni incentivi, cioè non meglio specificati «contentini» che «gli agevolino il farsi da parte» a vantaggio dell'avversario; la 'troikà, ha quindi precisato, conferirà comunque anche con quest'ultimo.
«Stiamo cercando di creare per Gbagbo una via d'uscita pacifica, che gli permetta di lasciare la carica in maniera dignitosa», ha spiegato ancora l'esponente politico della Sierra Leone. «I capi di Stato dell'Ecowas», ha concluso, «vogliono garantire al signor Ouattara il trasferimento a proprio favore dell'amministrazione del suo Paese». Ad Abidjan è nel frattempo già arrivato il premier kenyota Raila Odinga, inviato speciale dell'Unione Africana, che a sua volta si è schierata con lo sfidante.