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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2011 alle ore 06:37.
Investimenti nell'innovazione, clientela di fascia medio-alta, ordinativi in ripresa, soprattutto sui mercati internazionali. Per i piccoli imprenditori sono queste le "armi" messe in campo per affrontare con maggior grinta il 2011. Anche se resta la consapevolezza che fare impresa in Italia sta diventando sempre più complicato. «È meglio non parlare dei rapporti con la Pa», si lamenta un imprenditore del Nord-Est. E c'è chi sente ancora lo Stato lontano: «Cosa si sta facendo per il manifatturiero? Poco o nulla».
Difficoltà che comunque non scalfiscono la voglia di recuperare dopo la crisi iniziata nel 2008. «Il nuovo anno comincia abbastanza bene, ma c'è una grande incertezza a causa dell'esplosione dei costi delle materie prime: non sappiamo come reagirà la filiera» dice Silvio Albini, ad del Cotonificio Albini. Per la pmi bergamasca, che chiude il 2010 con un +14% dei ricavi rispetto ai 102 milioni del 2009, le commesse arrivano fino alla fine di febbraio, mentre «un anno fa la visibilità era a una sola settimana. Le basi per quest'anno sono buone perché dall'estero ci chiedono stock di tessuti di altissima qualità». Risultati ottenuti anche grazie alla strategia scelta: «In un periodo di crisi, tra difesa e attacco, io attacco» aggiunge Albini. La contromossa è all'insegna dell'innovazione, grazie a un piano d'investimenti da oltre 20 milioni iniziato nel 2008-2009. «Oggi stiamo investendo altri 6 milioni per essere più flessibili e ridurre i tempi di consegna».
Salto di qualità scaccia-crisi anche per la Nicoline di Altamura, che produce divani. «Quest'anno puntiamo sulla fascia medio-alta e le prospettive sono buone – spiega Nicola Palasciano, amministratore unico –. Nonostante la crisi siamo riusciti ad aumentare il fatturato con linee di maggior pregio». Nel 2010 gli imbottiti della Nicoline hanno raggiunto i negozi di Pechino e di altre metropoli del Far East. Ma per una realtà che fattura circa 7 milioni raggiungere quei mercati lontani richiede uno sforzo notevole. «Per essere competitivi chiedo un aiuto per partecipare alle fiere, per fare marketing e per investire in ricerca e sviluppo» rimarca Palasciano. Oggi si guarda a India e Russia e, se i riscontri saranno positivi, si potrebbero anche creare nuovi posti di lavoro ad Altamura.