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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 10:44.
Grazie all'intervento dei mediatori internazionali, Laurent Gbagbo e ASlassane Ouattara avrebbero raggiunto un accordo per incontrarsi in prima persona e cercare insieme un compromesso che consenta di porre fine alla gravissima crisi politico-istituzionale in cui la Costa d'Avorio è sprofondata dopo il contestato ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso: lo ha annunciato telefonicamente da Abuja, capitale della Nigeria, il primo ministro kenyota Raila Odinga. «Abbiamo rotto il ghiaccio», ha affermato Odinga, inviato speciale dell'Unione Africana.
«Gbagbo e Ouattara hanno concordato di incontrarsi faccia a faccia, sebbene a certe condizioni». Ieri il premier del Kenya era ripartito da Abidjan, apparentemente senza aver conseguito alcun risultato, insieme ai tre emissari dell'Ecowas, la Comunità Economica dell'Africa Occidentale, vale a dire il presidente del Benin, Boni Yayi, quello della Sierra Leone, Ernest Koroma, e il capoverdiano Pedro Pires. Ouattara, dopo averli incontrati, si era limitato a dichiarare che «per noi, i colloqui sono finiti». Quindi aveva reiterato le richieste rivolte a Gbagbo: «Per prima cosa», aveva puntualizzato, «deve riconoscere i risultati certificati dalla Commissione Elettorale Indipendente. Secondo, che il presidente eletto sono io, il legittimo presidente ivoriano», aveva sottolineato. «Tre, che deve lasciare la carica il più presto possibile».
Dopo il secondo turno delle presidenziali, la stessa Commissione Indipendente aveva dapprima attribuito la vittoria proprio a Ouattara, ex premier del Paese africano: tuttavia nel giro di nemmeno 24 ore il risultato era stato ribaltato dal Consiglio Costituzionale, controllato dal presidente uscente, appunto Gbagbo, ma formalmente unico organo competente a proclamare il vincitore delle elezioni. La comunità internazionale ha però disconosciuto la conferma di quest'ultimo, accreditando del successo unicamente l'avversario.
Sembrava insomma che fosse fallito anche l'ennesimo tentativo di far riavvicinare le due parti, e che un ricorso all'uso della forza per costringere Gbagbo a lasciare fosse ormai inevitabile. Il leader della Sierra Leone, peraltro, nel ripartire aveva lasciato aperto uno spiraglio alla speranza, sostenendo che si era trattato di «una discussione amichevole, tutti quanti potete vederci sorridere». E oggi Odinga, tra i più strenui critici dell'uomo forte ivoriano, ha in una certa misura confermato tale ottimismo: «In Costa d'Avorio abbiamo avuto discussioni utili, è stato un inizio positivo», ha spiegato, pur avvertendo che «per conseguire la pace in quel Paese, occorre compiere ulteriori sforzi».