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Caro Obama, Pechino non è mica in Giappone

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 06:35.


In questo periodo la Cina sembra avere assunto nel dibattito pubblico americano lo stesso ruolo che rivestiva il Giappone vent'anni fa. Noi americani assistiamo alle follie economiche di casa nostra, che sono enormi, e poi guardiamo i cinesi e la loro economia in espansione e attribuiamo loro tutte quelle virtù di lungimiranza e determinazione che ci fanno difetto. Negli anni 90, però, la politica monetaria convenzionale di Tokyo fallì e il Giappone si ritrovò invischiato in una trappola deflattiva. Anche i cinesi stanno facendo i loro sbagli e i loro politici vivono un senso di disorientamento e di incapacità a operare scelte difficili, esattamente come tutti gli altri. Un giorno l'attuale politica macroeconomica cinese diventerà la lezione esemplare di una favola morale. Come da manuale, decidendo di svalutare la loro moneta, i cinesi si sono sottoposti a una pressione inflattiva e non c'è dubbio che l'inflazione stia diventando un problema serio per il paese.
L'economia cinese è in rapida espansione, le banche concedono ampi prestiti e i conseguenti aumenti nei costi della manodopera e dei materiali si riflettono nell'aumento dei prezzi al consumo. Ma le considerazioni di politica interna sembrano precludere qualsiasi possibilità di risposta assennata a questo problema, tra cui anche la rivalutazione del renminbi. I cinesi non aumenteranno il valore della loro moneta perché questo potrebbe danneggiare politicamente i grossi esportatori. E il governo resta riluttante ad aumentare i tassi d'interesse (nonostante lo abbia fatto due volte in meno di due mesi) perché un aumento dei tassi si ripercuote sui grossi investitori immobiliari. Pechino sta anche cercando di imporre limiti quantitativi al credito, ma i potenti creditori sanno come aggirare le nuove misure. I tentativi di imporre i controlli sui prezzi di alcuni prodotti agricoli falliranno inevitabilmente a meno che i politici non facciano qualcosa per far fronte alle pressioni della spinta inflattiva.
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È uno spettacolo edificante. Ma la "schadenfreude" non dovrebbe dare soddisfazione agli americani. La Cina potrà anche essere corrotta e incapace di effettuare scelte assennate a breve termine per far fronte all'inflazione, ma gli Stati Uniti la superano di gran lunga nella loro totale incapacità di affrontare i problemi a lungo termine. È bene ricordarsi, tuttavia, che i paragoni hanno i piedi d'argilla.

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Tags Correlati: Credito alle imprese | Francesca Novajra | Giappone | Paul Krugman | Pechino

 

Paul Krugman
(Traduzione di Francesca Novajra)
© 2011 NYT DISTRIBUITO DA NYT SYNDICATE

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