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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 06:39.
ROMA
Lorenzo Cola verso il processo. Il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo ha chiesto ieri il giudizio immediato per l'ex consulente esterno di Finmeccanica finito al centro di due inchieste della Procura: quella sull'affare Digint e quella sugli appalti Enav. La richiesta si riferisce alla vicenda che nel 2007 portò l'uomo d'affari Gennaro Mokbel a entrare nel capitale della Financial Lincoln, controllante lussemburghese della Digint, società che produce sistemi di sicurezza informatici. Secondo i pm l'operazione sarebbe servita a riciclare 8,3 milioni di euro provenienti dalla presunta truffa sul traffico telefonico che Mokbel avrebbe messo in piedi grazie alla complicità di alcuni ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Il reato contestato a Cola, in carcere dallo scorso 8 luglio, è il concorso in riciclaggio internazionale. Per la medesima vicenda sono indagati anche Mokbel, già sotto processo per le presunte truffe telefoniche, il manager Marco Toseroni, suo braccio destro, e Marco Iannilli, commercialista e uomo di fiducia di Cola. Secondo l'accusa, il riciclaggio legato alla Digint sarebbe avvenuto attraverso versamenti fatti da Mokbel, tramite Toseroni, su conti esteri a Iannilli e Cola. I carabinieri hanno appurato che tra il 19 luglio e il 14 agosto 2007 furono versati 4,4 milioni sul conto Riolite, aperto presso il Credit Agricole di Lugano e intestato a Cola. Soldi che provenivano da società riferibili a Iannilli. Per i pm, che in Svizzera hanno sequestrato all'ex consulente conti per 10 milioni, la somma farebbe parte degli 8,3 milioni pagati da Mokbel per entrare in Digint, tramite Financial Lincoln. L'operazione sarebbe in realtà costata poco più di un milione. Il resto sarebbe finito in paradisi fiscali.