Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 06:39.
Abbassare in tutta Italia l'asticella per l'aborto terapeutico a 22 settimane di gestazione. Dopo la recente bocciatura del Tar alla delibera approvata due anni fa dalla Lombardia che andava proprio in questa direzione sarà il ministero della Salute a provare a fare chiarezza sul terreno minato della soglia massima temporale consentita per le interruzioni di gravidanza. Ma senza toccare la legge 194.
Lo strumento prescelto sarà quello delle linee guida da far approvare in Conferenza Stato-Regioni. L'atto, però, dovrà incassare l'unanimità dei governatori per diventare vincolante. Cosa, questa, per nulla scontata visto il numero di Regioni governate dal centro-sinistra che potrebbero far naufragare i piani del ministero.
Ad annunciare l'intervento «entro breve» del Governo è stata ieri il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che ha difeso a spada tratta la delibera del 2008 di Roberto Formigoni. Che per la Roccella applica in pieno «la nostra normativa, evitando esiti drammatici di bambini sopravvissuti all'aborto e magari non soccorsi». «Il limite di ventidue settimane indicato dalla Lombardia per l'aborto – ha spiegato ancora il sottosegretario –, è un criterio largamente condiviso dalla comunità scientifica e applicato dagli operatori sanitari, al di là delle divisioni ideologiche». Da qui l'«urgenza», dopo la bocciatura del Tar ai paletti lombardi, di ricorrere a una «regolazione nazionale» uguale per tutti. Il giudice amministrativo ha infatti contestato, tra le altre cose, il fatto che una materia «tanto sensibile» come l'aborto sia «disciplinata differentemente sul territorio nazionale». Va detto, però, che gli stessi magistrati hanno anche smontato il tentativo di fissare in una delibera «parametri che possono variare – è il ragionamento del Tar – a seconda delle condizioni sempre diverse». Come dire che il «tetto» delle 22 settimane per i giudici del Tar va contro lo spirito della legge 194.
Dal canto suo Formigoni minimizza invece la bocciatura della sua delibera: «Tutto rimane come prima negli ospedali lombardi – ha spiegato il governatore – perché le pratiche contestate dal Tar sono di puro buon senso e coerenti con le scoperte scientifiche degli ultimi anni». «Tali pratiche – ha aggiunto Formigoni – sono già state adottate spontaneamente da anni dai ginecologi negli ospedali lombardi e continueranno a essere utilizzate». Ancora più deciso è Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, che invita il Parlamento a occuparsi subito della materia, abbassando ancora di più l'asticella temporale per l'aborto «per limitarlo entro e non oltre la ventesima settimana di gravidanza». «Si ha come la sensazione – ha aggiunto Buttiglione – che certe linee culturali trovino sponda in certa magistratura per portare avanti un disegno in favore dell'aborto libero che è in contrasto con le leggi e con la Costituzione».