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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 19:11.
«Una paralisi complessiva del sistema», con la «chiusura dei tribunali», e l' impossibilità per le imprese e i privati di partecipare a gare di appalti e concorsi. È quello che si rischia con il blocco dal primo gennaio scorso dell'assistenza informatica agli uffici giudiziari. Per questo l'Associazione nazionale magistrati annuncia una «protesta forte e decisa» e parla di «colpo finale» del governo a una «macchina che ha già enormi difficoltà di funzionamento».
«Siamo arrivati alla paralisi della informatizzazione degli uffici giudiziari come avevamo già segnalato a metà dicembre. Con una interrogazione urgente al Ministro della giustizia abbiamo chiesto che si trovassero subito i fondi per rinnovare il contratto di assistenza applicativa per le circa 60 mila postazioni informatiche esistenti presso gli uffici giudiziari italiani».
Lo affermano Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd e Cinzia Capano, responsabile giustizia civile. «Il 22 dicembre - affermano i deputati Pd - il sottosegretario Giacomo Caliendo ci ha riferito di avere richiesto al Ministro Tremonti di reperire nuove risorse o di autorizzare variazioni di bilancio per evitare che al 31 dicembre il contratto di assistenza si interrompesse. Avevamo anche suggerito al ministro di utilizzare i rilevantissimi residui passivi di circa un miliardo che si erano accumulati nel 2010 e che non avrebbero più potuti essere spesi. Ma ad oggi, pur essendo la spesa limitata a meno di dieci milioni di euro, non è stato fatto nulla lasciando così decadere i fondi esistenti. La paralisi del processo telematico è ormai alle porte e l'interruzione del servizio di assistenza condurrà la giustizia a dover operare in condizioni inaccettabili e senza gli strumenti indispensabili per il corretto svolgimento del loro lavoro».