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Più internet creerà più occasioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 06:36.

di
Eric Schmidt
Quest'anno sarà criticato in modo ingiustificato da coloro che paventano che sempre più vincitori tra i paesi poveri sono in grado di trasformare in perdenti quelli più ricchi. Queste esagerazioni da parte dei produttori tradizionali e dai coltivatori presuppongono che i commerci e la globalizzazione siano giochi a somma zero.
Dati oggettivi suggeriscono che non è così. A mano a mano che andrà crescendo l'accesso a beni di consumo, mercati e nuove tecnologie, cresceranno anche le opportunità. Internet, la forza globalizzante decisiva, ha reso il sapere collettivo del pianeta più accessibile a tutti, più che in qualsiasi altro periodo della storia. Gli alunni che in passato non possedevano un libro, oggi possono leggerlo online. Chi non aveva un conto bancario, oggi fa affari con un cellulare. I dispositivi di traduzione automatica hanno permesso a scienziati russi e americani di collaborare in tempo reale allo sviluppo di nuovi vaccini.
La globalizzazione ha già permesso a due miliardi di persone di sposare stili di vita da classe media. Ciò significa che una popolazione di gran lunga più numerosa che in passato ha una posta in gioco nella crescita globale futura. Oltretutto, ciò sta avvenendo rapidamente, quanto meno rispetto ai secoli precedenti nei quali la ricchezza defluiva lentamente dall'alto verso il basso, dai paesi più ricchi a quelli più poveri. Grazie alla tecnologia, invece, questi cambiamenti possono avvenire non appena ci si collega alla Rete, dando vita a una partecipazione diretta e immediata a un'economia del sapere che in passato si riteneva appannaggio esclusivo dei paesi più ricchi e meglio istruiti.
La storia ha dimostrato l'esistenza di una correlazione tra la quantità di informazioni accessibili al cittadino medio e la crescita economica. Ovunque vivono persone brillanti, e quanto più queste sono in grado di condividere e mettere in comune idee tra loro tanto più facile diventerà individuare le premesse e le fondamenta di una nuova vita economica. Se devo riconoscermi colpevole di un ottimismo quasi spudorato, nondimeno il mio è un ottimismo che scaturisce da dati di fatto.

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In questa epoca globale i veri nemici sono altri: la mancanza di flessibilità, sistemi di proprietà e "giardini circondati da mura" che consentono l'ingresso alle élite, precludendolo agli altri. I governi di tutto il mondo continueranno a erigere barriere per la crescita nel 2011, ma ciò significa solo una cosa: dovremo fare ancora di più per mantenere libero il flusso delle informazioni, per promuovere accordi commerciali, per patrocinare l'apertura di internet.
Questa apertura a opinioni e punti di vista divergenti è di cruciale importanza per il processo che conduce a scoperte e invenzioni. È così che la carta stampata trasformò l'Europa del XV secolo, è così che le generazioni successive di media hanno trasformato il pianeta. Cerchiamo di non trascorrere il 2011 a logorarci e chiederci se si dovrebbe invertire l'ondata della globalizzazione. Non si dovrebbe. Al contrario, cerchiamo di costruire una nuova economia - basata su conoscenze specifiche, condivisione delle informazioni, adattamento della tecnologia così che possa tornare utile a differenti culture, su una costante esposizione alle nuove idee - offrendo a ciascuno accesso a quelle opportunità di cui al momento godono in pochi.
(Traduzione di Anna Bissanti)
© FINANCIAL TIMES

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