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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 16:31.
I turisti non sono contenti, gli albergatori sono furibondi. La nuova tassa di soggiorno a Roma, imposta dal 1° gennaio per contribuire ai costi di manutenzione della capitale, non piace granché neppure ai media inglesi. La tassa "smorza il clima festivo" titola il Guardian, mentre il Telegraph fa notare che lo stesso giorno dell'introduzione della "controversa" tassa di soggiorno sono anche stati aumentati i prezzi dei biglietti dei musei per i non residenti. Nessun cenno alle bottiglie di birra buttate per strada dai loro connazionali – e da tanti altri turisti, stranieri e non – con la scusa che a Roma si fa "come fanno i romani". Un detto che in genere viene applicato alle peggiori abitudini, vere o presunte.
"Se Roma fosse una città pulita e ordinata, si potrebbe anche far pagare la tassa. Ma…": lo sfogo di Franco Severino, proprietario di un hotel nella zona di Campo de' Fiori, è raccolto dal Guardian, che non manca di descrivere la piazza intasata di auto e furgoni in sosta vietata, senza l'ombra di una multa o di un vigile.
La tassa varia a seconda della sistemazione. I turisti pagano 2 euro per persona per notte per alloggiare in un albergo fino a tre stelle e 3 euro per gli hotel a quattro e cinque stelle. La tassa è di 2 euro anche per bed and breakfast e agriturismi, mentre chi sta in campeggio deve sborsare 1 euro a testa. Sono esclusi i bambini fino a 10 anni. Ma per chi ha bambini dai 10 anni in su, osserva il Guardian, "la tassa potrebbe aggiungere un importo significativo al costo di una vacanza familiare".
Per una famiglia con due bambini, di 11 e 13 anni, una settimana a Roma in un hotel a quattro o cinque stelle costa ormai 84 euro in più. Il Guardian racconta la sorpresa di un turista proveniente dall'India, che non ha mai visto niente del genere né in Europa né in Asia. Una turista americana, viaggiando in Usa o in Canada, è abituata a tasse del genere. "Ma – afferma - penso lo stesso che sia ridicolo. Non si sa mai quanto si paga alla fine".
Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi della capitale, fa notare che i turisti non sono contenti, in particolare quelli italiani.