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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 08:14.
Una piccola pozza di sangue macchia il parcheggio del Kohsar Market, centro commerciale per occidentali e ricchi pakistani di Islamabad dove ieri mattina è stato ucciso Salman Taseer, governatore della provincia del Punjab assassinato da 27 colpi di pistola dalla sua guardia del corpo. La morte di uno dei più fedeli alleati del presidente Asif Ali Zardari è il più grave omicidio politico in Pakistan dal 2007, anno dell'assassinio di Benazir Butto, candidata alla presidenza e moglie dello stesso Zardari, aggrava la crisi politica del governo, ma soprattutto è un nuovo episodio di intolleranza contro i cristiani in un paese islamico.
L'agguato in Pakistan arriva a tre giorni dalla strage di copti ad Alessandria d'Egitto, a dieci dagli assalti alle chiese nigeriane alla vigilia di Natale e a due mesi dal massacro di cristiani nella cattedrale di Baghdad. Gli attentati seguono l'annuncio del ramo iracheno di al-Qaeda che a pochi giorni dall'attentato a Baghdad aveva fatto sapere: «I cristiani sono obiettivi legittimi».
Malik Muntaz Hussain Qadri, 26 anni, assassino dell'influente esponente del partito al potere, proprietario e amministratore delegato del gruppo editoriale Media Times, si è detto «risentito» per l'atteggiamento troppo liberale di chi avrebbe dovuto proteggere. Taseer, 66 anni, guida della regione più ricca e popolosa del Pakistan da due anni culla di estremisti islamici, si era infatti battuto per la grazia e la liberazione di Asia Bibi, contadina di 37 anni madre di cinque figli che nel 2009 dopo una discussione con altre operaie musulmane aveva detto «Gesù è vivo, Maometto è morto» e per questo era stata condannata all'impiccagione, colpevole di blasfemia.
A novembre, dopo la sentenza di condanna a morte del tribunale di Nankana, il governatore del Punjab aveva fatto visita in carcere alla condannata difesa anche da Papa Ratzinger e aveva consegnato domanda di grazia al presidente Zardari. Taseer, uno degli esponenti più importanti del partito al potere, non solo era intervenuto a difesa di una donna minacciata di morte da gruppi di integralisti nel caso in cui venga liberata ma aveva anche chiesto la revisione di una legge oggetto di un dibattito politico e giuridico nel paese.