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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2011 alle ore 06:39.
ROMA
Un decreto che privilegia l'«effetto annuncio» rispetto a un «tax design razionale». Marco Causi (Pd) giudica così il dlgs sul fisco municipale da esaminare entro il 28 gennaio. Invitando il governo a tenere conto della «proposta articolata» presentata dal suo partito.
In un'intervista al Sole il ministro Calderoli ha respinto l'allarme sul rischio di perdita di gettito per i comuni. Cosa ne pensa?
Che le basi imponibili collegate agli immobili a livello comunale siano molto difformi fra territori, con notevoli differenze non solo fra nord e sud ma anche all'interno di nord e sud, è noto da sempre. Il punto su cui Calderoli non risponde è che la proposta del governo rende questa difformità ancora più accentuata, poiché la lega alle sole seconde case e ai trasferimenti immobiliari.
Perché questa scelta non vi convince?
Che senso ha? Che fine fa il circuito autonomia-responsabilità, in base al quale il cittadino-contribuente ha il dovere di finanziare i servizi di prossimità di cui gode e ha il diritto di valutare se quanto gli viene chiesto è il "prezzo giusto" e se i suoi soldi sono ben spesi? Alla fine, la finanza comunale proposta dal governo continua a basarsi su trasferimenti compensativi, la cui dimensione aumenterà e che seguiranno una logica ben più oscura rispetto al passato visto che il decreto non dice nulla sui criteri di formazione e riparto dei fondi perequativi. La debolezza, se non l'assenza, di un "disegno" complessivo emerge in particolare su tre punti.
Quali?
Primo, il governo ha qualche idea sulle relazioni fra riforma del fisco comunale e riforma del fisco regionale? Sembra di no, e infatti l'addizionale comunale Irpef sopravvive e continua a sovrapporsi a quella regionale (che verrà notevolmente rafforzata). Sarebbe molto più sensato abolire l'addizionale comunale e fornire ai comuni una compartecipazione Irpef, anche per rendere meno contorto il funzionamento dei fondi perequativi.
E poi?
Il governo come può essersi clamorosamente dimenticato di trattare nel decreto la seconda fra le esistenti imposte municipali, e cioè la Tarsu? Tra l'altro, dopo la sentenza sulla tariffa rifiuti, la Tarsu ha urgenza di una stabilizzazione normativa. E dove farla se non in questo decreto? Introdurre una "service tax" sarebbe una soluzione appropriata, che potrebbe tenere conto con appositi coefficienti o quozienti dell'ampiezza dei nuclei familiari.