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Cina e Germania più vicine

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 08:13.


FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Il realismo politico ha sempre la meglio quando si tratta di fare affari con la Cina. Ieri la Germania ha messo da parte i dubbi sulla politica dei diritti umani nel gigante asiatico per rafforzare i legami con Pechino, diventato nel corso dell'ultimo decennio un partner di primo ordine. Oltre alla firma di nuovi accordi economici, i due paesi hanno discusso di collaborazione scientifica e di regole protezionistiche.
Sul fronte commerciale, il vice primo ministro Li Keqiang, a Berlino ieri, ha firmato numerosi accordi nell'industria, nella finanza e nella meccanica. Tra le società coinvolte anche Daimler e Volkswagen. L'ambasciatore cinese in Germania Wu Hongbo ha parlato di intese per un valore totale di 8,7 miliardi di dollari. L'interscambio tra i due paesi è stato moltiplicato per 30 dal 1990 ad oggi. Nel 2010 ha toccato i 140 miliardi di dollari.
Nei suoi colloqui con l'establishment politico tedesco, tra cui il cancelliere Angela Merkel, Li ha promesso di assicurare a tutte le società straniere in Cina «un ambiente economico giusto, stabile, ordinato, trasparente e prevedibile», secondo il resoconto dell'agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. Il vice primo ministro ha voluto in questo modo rispondere alle pressioni tedesche, preoccupate da un eccesso di regole e di burocrazia.
In questo senso, il ministro dell'Economia tedesco Rainer Brüderle ha messo l'accento sulla decisione cinese di ridurre del 35% nel primo semestre le esportazioni di terre rare, una materia prima essenziale nell'industria informatica. Secondo una recente ricerca dell'istituto Ifo, la Cina potrebbe diventare nel 2011 il secondo mercato di destinazione dei prodotti tedeschi dopo la Francia (nel 2010 è stato il quinto della classifica).
Proprio ieri alcune case automobilistiche tedesche hanno pubblicato i dati di vendita per il 2010. Volkswagen ha venduto nel paese asiatico 1,51 milioni di veicoli, con un aumento del 36%. Per Audi, la Cina è ormai diventato un mercato importante quanto gli Stati Uniti. Nel frattempo, Mercedes-Benz, del gruppo Daimler, ha visto le proprie immatricolazioni cinesi l'anno scorso aumentare del 112%.

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Tags Correlati: Angela Merkel | Berlino | Böll | Governo | Heinrich | Ifo | Li Keqiang | Mercedes | Pechino | Rainer Brüderle | Stiftung | Volkswagen | Xinhua

 

La Germania sta partecipando in grande stile alla modernizzazione dei paesi emergenti. Proprio ieri l'Ufficio federale di statistica ha annunciato che a novembre, l'attivo commerciale è stato di 11,8 miliardi di euro, in leggero calo a causa però di un forte aumento dell'import, probabilmente di beni semilavorati utilizzati nella produzione locale che poi verrà esportata. Un fenomeno, quest'ultimo, che fa sperare in una ripresa economica dei vicini europei, fornitori della Germania.
Li, che dovrebbe diventare il prossimo premier cinese nel 2012, ha anche spiegato che i due paesi devono impegnarsi per rafforzare la cooperazione scientifica nell'efficienza energetica e nelle tecnologie a basso contenuto di carbonio. La presa di posizione non deve sorprendere. I legami sino-tedeschi non si limitano all'interscambio commerciale. In questi anni la Germania ha cavalcato anche i rapporti culturali pur di mettere radici nel paese asiatico.
Secondo una bella ricerca del Bundestag pubblicata in dicembre, gli studenti cinesi nelle università tedesche sono circa 23mila e rappresentano la comunità straniera più importante. I rapporti di collaborazione tra gli atenei dei due paesi sono oltre 530. Tutte le maggiori istituzioni e fondazioni culturali tedesche hanno aperto un ufficio o un antenna a Pechino, dalla Friedrich-Ebert-Stiftung alla Heinrich-Böll-Stiftung.
Infine, Cina e Germania hanno discusso ieri di cambi. Berlino ha ribadito la richiesta di una maggiore flessibilità dello yuan, con un suo rafforzamento rispetto alle altre monete internazionali. Il vice ministro del Commercio Gao Hucheng ha detto che Pechino farà la sua parte (le stesse recenti pressioni inflazionistiche in Cina esortano all'apprezzamento della moneta nazionale), ma ha avvertito che l'operazione avverrà in modo molto graduale.
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