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Disoccupazione record tra i giovani

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 08:11.


ROMA
Si fa sempre più acuta la questione della disoccupazione giovanile. Sulla base dei dati mensili comunicati ieri dall'Istat, mentre nel complesso a novembre il tasso dei senza lavoro è rimasto sostanzialmente stabile rispetto a ottobre (-0,1% sul mese precente, +0,4% rispetto a novembre 2009) collocandosi all'8,7%, la percentuale di persone disoccupate in età compresa fra 15 e 24 anni continua a salire, e ha raggiunto quota 28,9%, con un aumento che sfiora l'uno per cento rispetto al mese precedente. Si tratta dei tassi i più alti dall'inizio delle serie storiche mensili dell'Istat, ovvero dal gennaio del 2004.
Ma, allo stesso tempo, qualche spiraglio inizia ad aprirsi, con il primo, lievissimo aumento del numero degli occupati su base annua: per l'esattezza si tratta di un incremento dello 0,1% sui dodici mesi e dello 0,2% cento rispetto al mese precedente.
Peraltro, il tasso di occupazione, che in Italia è strutturalmente basso ed è al 56,8% risulta ancora in flessione (-0,2 per cento rispetto al novembre 2009).
La ripresa economica, insomma, stenta davvero a produrre nuovi posti di lavoro e non solo in Italia: basti pensare al magro risultato in termini di nuovi posti registrato ieri negli Stati Uniti, dove è emerso che in dicembre gli occupati sono aumentati di 100mila unità contro le attese che parlavano di un incremento intorno ai 175mila nuovi posti. Anche in Eurolandia il tasso di disoccupazione rimane inchiodato al 10,1%, e le difficoltà maggiori sono segnalate dal dato spagnolo (20,6%), mentre le cose vanno meglio in Germania (6,7%) e in Olanda (4,4%). (Si veda la pagina precedente).
Tornando ai 2 milioni e 175 mila italiani che sono alla ricerca di un posto, i più colpiti sono i minori di 25 anni, con un tasso di disoccupazione che nel giro degli ultimi dodici mesi è cresciuto di ben 2,4 punti percentuali.
Quanto al mercato del lavoro femminile, in questo caso aumenta tanto la disoccupazione che l'occupazione: il numero di donne disoccupate è infatti cresciuto dell'1,5% rispetto al mese di ottobre 2010 e del 5% rispetto al mese di novembre 2009: in termini percentuali il tasso di disoccupazione femminile è ora al 10% con un aumento dello 0,3 su base annua, mentre per gli uomini il tasso di disoccupazione si ferma al 7,8 per cento.

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Aumentano tuttavia anche le donne occupate. Così il tasso di occupazione femminile, seppure ancora molto basso (46,3%), a novembre cresce di 0,3 punti percentuali su ottobre e di 0,4 su base annua. Mentre per gli uomini la percentuale di occupati (67,4%) cala di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 a confronto con novembre 2009.
Quindi, i posti in più che l'Istat conta a novembre, 50mila rispetto a ottobre e 14mila a confronto con 12 mesi prima, sono stati occupati, con tutta probabilità, secondo le valutazioni degli esperti dell'Istituto, da due tipi di lavoratrici: da un lato si tratta di collaboratrici domestiche e assistenti familiari, con posizioni sanate tra il settembre e l'ottobre del 2009 e di cui solo oggi si sentono gli effetti sulle forze lavoro (anche per via dei ritardi legati alla registrazione della residenza); dall'altro, vi sono le donne assunte con contratti part time.
Anche se, in quest'ultimo caso, potrebbe trattarsi, come lo stesso Istat ha fatto notare nell'ultima rilevazione trimestrale sulle forze lavoro, da un «part-time involontario», ovvero accettato in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno.
Un fenomeno che riguarda in particolare la componente femminile, visto che tocca soprattutto i dipendenti di alberghi, ristoranti e servizi familiari.
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Orientare risorse per l'accesso
Detassazione orizzontale
Emiliano Mandrone Economista e ricercatore Isfol
Maurizio Del Conte Giuslavorista Bocconi
Alcuni, pochi, giovani oggi trovano lavoro attraverso le reti personali, ma molti non hanno nemmeno un indirizzo valido a cui mandare un cv, non hanno una chance da giocarsi. Bisogna rendere più facile l'accesso dei giovani alle professioni mettendo in competizione l'avvocato figlio del grande avvocato con l'avvocato figlio dell'operaio. Abbattere i muri, le barriere, nel privato, come nel pubblico. E poi è arrivato il momento di orientare risorse pubbliche sui giovani, sulle idee, sull'innovazione.
Alle emergenze si risponde con misure emergenziali, come una forma di decontribuzione riservata al lavoro dei giovani in maniera orizzontale. Gli sgravi contributivipotrebbero essere estesi non solo a certi contratti, ma a tutti i giovani ai quali venga offerta una posizione di lavoro stabile. La quota di riduzione potrebbe essere una via di mezzo tra la decontribuzione dell'apprendistato e la contribuzione piena. Potrebbe essere di grande aiuto per ridare slancio all'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
Perfezionare l'apprendistato
Dal federalismo al servizio civile
Carlo Dell'Aringa Giuslavorista Univ Cattolica
Michele Colasanto Sociologo Univ Cattolica
Servono politiche del lavoro e dell'occupazione. Con le prime si può migliorare l'incontro domanda e offerta sulla base dei posti esistenti: molte imprese faticano a trovare manodopera adatta. E allora formiamo e orientiamo i giovani per far sì che potenziali lavoratori senza lavoro possano occupare potenziali posti disponibili. Si perfezionino subito alcuni strumenti, come l'apprendistato. E si definisca meglio il quadro normativo. Senza sottovalutare la proposta di inserire i giovani, per una fase temporanea, anche con remunerazioni più basse.
Serve agire su diversi fronti ma anche tenere conto della diversità di area geografica. Il federalismo dovrà misurarsi con situazioni che si stanno accentuando, come la disoccupazione al sud. Bisogna fare politiche che favoriscano la mobilità e interventi robusti che rendano il lavoro dei giovani più conveniente. La riforma degli ammortizzatori sociali dovrà immaginare non solo come sostenere i lavoratori in uscita, ma anche quelli in entrata. Potrebbe essere utile ripensare l'istituto del servizio civile, trasformandolo in un'occasione per aiutare i giovani a entrare nel mercato del lavoro
Formare ragazzi cosmopoliti
Sostenere i nuovi autonomi
Stefano Manzocchi Economista Luiss
Aldo Bonomi Sociologo Aster
Bisogna lavorare su due temi. Innanzitutto la tassazione del primo impiego che pur dando ai lavoratori garanzie incrementali dal punto di vista contributivo renda più conveniente assumere giovani. Il secondo tema è invece l'occupabilità internazionale. Il nostro paese è poco cosmopolita e ha bisogno di un salto culturale che deve partire dalla scuola dove si devono preparare giovani italiani che come i loro coetanei tedeschi, francesi o cinesi siano abituati ad andare all'estero e ad essere competitivi per le loro competenze
Bisognerebbe promuovere il lavoro autonomo di seconda generazione. Quando è entrato in crisi il meccanismo della grande impresa la disoccupazione operaia è stata riassorbita dal lavoro autonomo di prima generazione, quello che io definisco il capitalismo molecolare. Si promuova sul piano contributivo, legislativo e fiscale il lavoro autonomo, anche perchè nella situazione attuale i giovani sono sotto la mannaia del primato del lavoro fisso, normato e salariato

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