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Sud Sudan al voto per la secessione. Scontri nella regione di Abyei: otto morti. Le foto di Foreign Policy

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 13:01.

I sudanesi del sud stanno votando massicciamente e in apparenza nella calma, nel primo giorno di referendum che potrebbe decretare la divisione in due del paese africano. Scontri si segnalano tuttavia nella regione petrolifera di Abyei, ma nel complesso le operazioni di voto procedono bene, con i seggi del sud affollatissimi e quelli del nord quasi deserti.

Il presidente della regione semi-autonoma, Salva Kiir, ha definito «un momento storico» il referendum. Kiir ha votato insieme con migliaia di persone in fila ai seggi a Juba, il capoluogo del sud. «È il momento storico che tutti i sud sudanesi attendevano» ha detto Kiir uscendo dal seggio.

Gli scontri
Tuttavia ad Abyei, la regione contesa tra il nord e il sud del Sudan, dove oggi si tiene il referendum sulla secessione del meridione dal resto del Paese africano, gli scontri tra milizie arabe misseryia e civili Ngok Dinka ad Abyei, proseguono. Il bilancio è di almeno otto morti. Icombattimenti tra i nomadi arabi e i contadini del sud sono proseguiti per il terzo giorno nella regione strategica del Sudan, area ricca di pascoli e giacimenti di greggio, vera e propria polveriera del paese africano. Deng Arop Kuol, uomo del sud e capo dell'amministrazione di Abyei, ha confermato gli attacchi odierni dei nomadi arabi, i misseriya, al villaggio Maker, e di venerdì scorso e ieri al villaggio di Miokol: «Sono stati i misseriya ad attaccare, ma mischiati tra loro v'erano anche elementi delle forze armate africane».

La conferma dei combattimenti degli ultimi tre giorni è arrivata anche da una fonte dell'Onu, che ha voluto restare anonima. Dal canto loro, i mysserya non hanno negato il proprio coinvolgimento nei combattimenti, ma hanno precisato che loro si sono solo difesi. «C'è stato un agguato (oggi, ndr). Due misseriya sono stati uccisi», ha spiegato uno dei capi, Omer al-Ansary, che ha smentito la notizia della presenza di soldati regolari del nord negli scontri: «abbiamo combattuto da soli».

Gli osservatori dell'Unione europea e i vip nei seggi
L'andamento delle operazioni di voto è giudicato positivamente da Veronique De Keyser, il capo degli osservatori dell'Unione europea. «Quello che ho visto stamane - ha dichiarato - è molto commovente: si sente davvero nella gente l'aspettativa per qualcosa di molto importante». Per De Keyser il referendum «è organizzato molto, molto bene - ha continuato - la gente sta in fila con calma fino a questo momento ed io mi auguro che questo succeda per tutta la giornata».

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Juba reportage fotografico del Foreign Policy

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Tags Correlati: Abyei | Africa | Al - Jazeera | Brad Pitt | Foreign Policy | Forze Armate | Gatluak Gai | George Clooney | Jimmy Carter | Juba | Kofi Annan | Matt Demon | Ngok Dinka | Omar Hassan | Onu | Politica | Salva Kiir | Spla | Sud Sudan | Veronique De Keyser

 

Code di votanti si sono formate davanti ai seggi fin dalle prime ore del mattino, molto prima dell'apertura dei seggi.

In un seggio elettorale di Juba sono apparsi stamattina, poco dopo l'apertura, sia l'ex presidente statunitense Jimmy Carter, presidente dell'omonimo centro, sia l'attore George Clooney, a capo di un gruppo di star del cinema (Brad Pitt, Matt Demon ed altri) che si batte per il rispetto dei diritti civili in Africa.

Perché il risultato del referendum sia valido - la commissione referendaria ha annunciato che dopo la fine delle votazioni, fino al 15 gennaio, è previsto un mese di tempo per la comunicazione dei risultati ufficiali - deve votare almeno il 60% degli iscritti al voto.
I seggi, che si sono aperti alle 06:00 ora italiana, chiuderanno alle 18:00.

L'intervista del presidente Bashir ad Al Jazira
Intanto ieri il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir ha espresso dubbi sul futuro del sud Sudan indipendente alla vigilia del referendum sulla secessione dal nord del paese. In un'intervista ad Al Jazira Bashir si è detto preoccupato per la possibile situazione di instabilità che potrebbe seguire il voto.

Sudan, conto alla rovescia per il referendum sulla secessione del sud. Juba nuova capitale. Foto (analisi di Roberto Bongiorni)

Juba reportage fotografico del Foreign Policy

«La stabilità del sud è per noi molto importante perché l'instabilità avrebbe ripercussioni nel nord. E se c'è una guerra nella casa del proprio vicino, non vi è pace nemmeno in casa propria», ha detto Bashir.

«Nel sud ci sono diversi problemi. È in guerra dal 1959. Non ha la capacità di badare ai propri cittadini o di creare uno stato autorevole».

Referendum: istruzioni per l'uso
Il referendum sull'autodeterminazione del Sud Sudan potrebbe portare alla partizione del più grande paese africano: oltre 2.500.000 kmq, di cui circa 620.000 occupati dagli stati del Sud, con una popolazione fra gli otto e i dieci milioni su un totale di circa 44 milioni. La consultazione è stata decisa con gli accordi di pace che nel 2005 hanno posto fine a vent'anni di guerra civile che ha causato almeno due milioni di morti.
In contemporanea si svolge un referendum nella regione di Abyei, ricca di petrolio, che deve decidere da che parte stare: Nord o Sud.

Quando e dove si vota
Le operazioni di voto si svolgono dal 9 al 15 gennaio inclusi. Il verdetto si avrà non prima del 6 febbraio. I risultati preliminari saranno resi noti da Giuba, la capitale del Sud, quelli finali a Khartoum. I seggi situati nelle zone più remote saranno dotati di telefoni satellitari per comunicare i risultati. Perchè il voto sia valido è necessario un quorum del 60% degli elettori registrati.
Si vota in circa 3.000 seggi elettorali situati in grande maggioranza nei dieci stati del Sud, ma anche nel Nord e in otto Paesi della diaspora (Australia, Canada, Egitto, Etiopia, Kenya, Uganda, Gran Bretagna e Stati Uniti).

Gli elettori
Ne sono stati registrati in totale 3.900.000, di cui circa 116.000 nel Nord e 60.000 nei Paesi della diaspora. Hanno avuto diritto a registrarsi come elettori coloro che vivono nel Sud dal 1956 - anno dell'indipendenza del Sudan - e chi può far risalire le sue origini a una tribù del Sud.

Le schede elettorali
Ne sono state stampate circa otto milioni. Ciascuna reca due immagini: due mani serrate, a significare l'unità; una sola mano, a significare la scelta per l'indipendenza.

Sicurezza e osservatori
Sono 20.000 agenti di polizia appositamente addestrati per la consultazione.
Il segretario generale dell'Onu ha formato una speciale commissione di tre membri incaricata di spostarsi nel Paese e controllare il buon andamento del referendum. L'Ue manda un centinaio di osservatori, come pure il Centro dell'ex presidente Usa Jimmy Carter, che sarà di persona nel Sudan insieme all'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan. La Lega Araba pure manda emissari e invia osservatori anche la Cina, che ha grandi interessi economici e commerciali nel Paese.

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