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Quando la spia entra in fabbrica

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2011 alle ore 08:11.


PARIGI
Sono venuti a prenderlo nel suo ufficio. A metà mattina, all'improvviso. Nel palazzotto futuristico del Technocentre della Renault. «Sappiamo quello che hai fatto. Faresti meglio ad ammettere tutto». In pochi minuti Matthieu Tenenbaum ha dovuto prendere borsa e cappotto e sloggiare. Accusato di spionaggio industriale: così, su due piedi. Lui, vicedirettore del programma della vettura elettrica, la speranza di Renault per gli anni a venire. La speranza di superare definitivamente la crisi ora che gli aiuti per la rottamazione in Francia si sono esauriti, con l'ultimo capodanno. Ora che Parigi, messa a dieta da Bruxelles per una spesa pubblica quasi fuori controllo, non può spendere più un euro per i suoi costruttori automobilistici.
Uno dei massimi dirigenti, presunto spione? E in combutta per giunta con i cinesi? L'avvocato di Tenenbaum respinge ogni accusa. Tenenbaum e gli altri due presunti spioni interni di Renault sarebbero stati messi in contatto con interlocutori di Pechino da parte di un subfornitore francese. In cambio di regolari versamenti su conti stranieri, avrebbero venduto segreti relativi alle future vetture elettriche del tandem Renault-Nisssan, che, con un investimento finora di quattro miliardi di euro, intende diventare numero uno a livello mondiale nel settore. I due gruppi hanno già depositato 56 brevetti per i loro modelli a emissioni zero, ma un centinaio ancora sono in fase di finalizzazione. Le soffiate riguarderebbero le batterie elettriche delle auto. Ieri Renault ha assicurato che non toccherebbero «segreti rilevanti» del programma. I cugini giapponesi di Nissan, però, sono preoccupati. E furiosi, perché la sospensione dei tre sarebbe arrivata dopo un'inchiesta durata troppo a lungo.
Parigi, crocevia di spionaggio industriale. Tutti oggi ripensano ad uno scandalo ormai storico. Si deve tornare agli anni sessanta. Quando i «cattivi» erano i sovietici. I francesi si accorsero che Sergei Pavlov, direttore di Aeroflot a Parigi, era in contatto con uno dei dipendenti di Aérospatiale, che stava progettando il Concorde. Il controspionaggio francese non intervenne subito, ma decise di utilizzare le fonti del russo per fornirgli informazioni sbagliate a sua insaputa. Solo nel 1965 Pavlov venne fermato (con i disegni di un impianto di frenaggio del superjet nella valigia) in un ristorante del centro di Parigi. E subito espulso. Qualche anno più tardi, nel 1973, il Tupolev, la copia sovietica del Concorde, si schiantò a terra al momento della sua presentazione al salone di Bourget. Venne commercializzato poco più di due anni, un flop forse pilotato dai servizi segreti di Parigi.

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Tags Correlati: Aeroflot | Bertrand Rochette | Bourget | Concorde | Ferrari | Formula 1 | Kimi Räikkönen | Mathieu Tenenbaum | Mike Coughlan | Motorola | Nigel Stepney | Nissan | Parigi | Pechino | Renault | Sergei Pavlov | Shaowei Pan

 

Il settore aeronautico e quello dell'auto sono stati i più interessati dalle soffiate industriali, fino ai giorni nostri, ora che nell'era di internet spiare è diventato molto più facile. In Francia e non solo. Il 10 maggio 2007 5 dipendenti ed ex collaboratori del produttore automobilistico sudcoreano Kia vennero arrestati a Seul nell'ambito di un'inchiesta su 57 segreti industriali venduti ai cinesi. Lo scorso luglio, invece, Motorola ha puntato il dito contro Ren Zhengfei, il fondatore del concorrente cinese Huawei, che avrebbe ricevuto informazioni segrete da Shaowei Pan, ex dipendente del colosso americano delle telecom.
Come dimenticare poi la spy story Ferrari? Nigel Stepney, ex capomeccanico della scuderia italiana, che passò i progetti della F 2007 alla McLaren, è stato definitivamente condannato dalla giustizia italiana nei mesi scorsi. E quanto ai francesi, non sarebbero solo vittime. Nel momento in cui è scoppiato lo scandalo alla Renault, l'Aftenposten, un giornale norvegese, ha pubblicato parte di un telegramma diplomatico statunitense dove la Francia è definita «l'impero del Male» per lo spionaggio industriale. Il documento ovviamente arriva da Wikileaks. «Lo spionaggio francese e in particolare il furto di tecnologia sono di tali dimensioni – si legge nel messaggio inviato da un diplomatico americano – che i danni generati a scapito dell'industria tedesca sono decisamente superiori a quelli provocati da russi o cinesi». Insomma, chi la fa, l'aspetti.
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I CASI ECLATANTI

1973: TUPOLEV/CONCORDE
Negli anni Sessanta Sergei Pavlov, direttore di Aeroflot a Parigi, entra in possesso dei progetti del Concorde. Nel 1965 Pavlov veien fermato ed espulso. Qualche anno più tardi, nel 1973, il Tupolev, la copia sovietica del Concorde, si schiantò a terra al momento della sua presentazione al salone di Bourget (nella foto). Venne commercializzato poco più di due anni, un flop forse pilotato dai servizi segreti di Parigi.
2007: FERRARI/MCLAREN
Una clamorosa vicenda di spionaggio industriale nella Formula 1 emerge nell'estate del 2007: Nigel Stepney (nella foto), capomeccanico della Ferrari, prima versa un integratore energetico nel serbatoio della vettura di Kimi Räikkönen per farne grippare il motore e poi passa al progettista della McLaren Mike Coughlan del materiale segreto appartenente alla Ferrari che viene fotocopiato e inviato ai tecnici del team inglese.
2011: RENAULT
Mercoledì scorso Renault ha annunciato la sospensione di tre manager «per violazione del codice etico»: la vicenda ha a che fare con segreti industriali che riguardano i prototipi dell'auto elettrica alla quale Renault e Nissan stanno lavorando (nella foto la Fluence ZE presentata al Salone di Parigi lo scorso ottobre) . I tre dirigenti sospesi sono Jean-Michel Balthazard, membro del comitato di direzione del gruppo, il suo vice Bertrand Rochette e il numero due del progetto auto elettrica Mathieu Tenenbaum.
I sospetti dei francesi (anche se non vi sono prese di posizione ufficiali) sono indirizzati verso Pechino: i tre manager avrebbero passato informazioni riservate ai concorrenti cinesi (16 società riunite in consorzio) che puntano a produrre una propria auto elettrica.
2010: MOTOROLA/HUAWEI
I casi di spionaggio industriale riguardano anche le tlc. Lo scorso luglio Motorola ha citato in giudizio la rivale cinese Huawei: nella denuncia depositata presso la corte federale di Chicago, Motorola sostiene che un ingegnere avrebbe condiviso informazioni relative a un ricetrasmettitore e ad altre tecnologie di proprietà Motorola con il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei (nella foto), ex ufficiale dell'esercito popolare di liberazione cinese.

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