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Che ci fanno gli aerei radar della Nato in Afghanistan?

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 08:54.

La Nato comincerà ad utilizzare a partire da metà gennaio aerei radar Awacs nelle operazioni in Afghanistan. Lo riferiscono oggi i media a Kabul citando fonti dell'Alleanza Atlantica a Bruxelles. Ufficialmente gli Awacs (Airborne Warning and Control System) controlleranno il crescente traffico aereo militare della Coalizione internazionale contro i talebani afghani, ma la notizia desta non poche perplessità. Gli Awacs sono equipaggiati di radar e strumenti in grado di controllare ampi spazi aerei, individuare aerei avversari e coordinare le operazioni degli stormi di jet da combattimento indirizzandoli verso le forze aeree nemiche.

I talebani non dispongono di nessun tipo di velivolo e quindi non sono chiari i motivi per i quali il Pentagono, impegnato peraltro a ridurre i costi, ha deciso di inviare questi velivoli in Afghanistan. Le ipotesi più probabili riguardano il ventilato allargamento delle operazioni aeree e delle forze speciali contro le roccaforti talebane nell'area tribale pakistana, impegno che richiederebbe una copertura aerea costante. Oppure gli Awacs avranno compiti di prevenzione nei confronti dell'Iran. Se dovessero scattare blitz contro i siti nucleari di Teheran i pasdaran hanno già annunciato che attaccherebbero per rappresaglia le basi statunitensi nel Golfo, in Iraq e Afghanistan. La presenza degli Awacs in volo sul territorio afghano consentirebbe quindi di monitorare i movimenti aerei iraniani per centinaia di chilometri all'interno dello spazio aereo di Teheran e di prevenire eventuali attacchi dall'aria contro le truppe in Afghanistan.

Rivolti certamente a colpire i talebani sono invece i quattro cacciabombardieri F-16
che l'Olanda ha deciso di mantenere in Afghanistan (con 120 tra tecnici e piloti) fino al 2014 per appoggiare le operazioni delle truppe terrestri alleate. L'Aja aveva ritirato nell'estate scorsa il contingente di 1.800 militari schierati nella provincia meridionale di Uruzgan dopo che sul rinnovo della missione era caduto il governo di centro-sinistra cristiano democratici e laburisti. L'attuale primo ministro Mark Rutte ha invece annunciato ieri che l'Olanda invierà in Afghanistan una nuova missione militare composta da 545 istruttori che nel nord del Paese si occuperanno di addestrare la polizia afghana. Una missione che non prevede azioni offensive e che resterà operativa fino al 2014. La maggior parte delle forze olandesi (225 istruttori di polizia e 125 militari) verrà' schierata a Kunduz.

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Tags Correlati: Afghanistan | Iran | Mark Rutte | Ministeri | Nato | Olanda |

 

Come gli aerei F-16 impegnati nei raids contro gli insorti avranno invece compiti di combattimento anche i 70 incursori delle forze speciali che l'Olanda manterrà in Afghanistan alle dipendenze del Comando forze speciali alleato. Il costo complessivo per i prossimi 5 anni della missione olandese è stato stimato dal governo in 468 milioni di euro. Il primo ministro liberale, da ottobre alla guida un governo di minoranza, si è rivolto all'opposizione per poter approvare il nuovo impegno in Afghanistan, sottolineando il carattere completamente diverso della nuova missione rispetto alla prima nel sud dell'Afghanistan nel corso della quale in tre anni morirono 25 soldati e 140 restarono feriti. Secondo gli osservatori la nuova missione dovrebbe essere approvata dal Parlamento con una ristretta maggioranza di voti.

Nonostante gli sforzi degli alleati www.isaf.nato.int e il "surge" che ha visto arruvare in Afghanistan 40 mila rinforzi negli ultimi 12 mesi la Nato continua a stimare inalterata la forza da combattimento dei talebani. Fonti ufficiali della Nato hanno confermato i numeri dei mesi precedenti: i combattenti nei ranghi dei ribelli rimangono circa 25.000. La cifra, definita "approssimativa", è identica a quella dell'anno scorso che precedeva l'arrivo dei rinforzi benché nel 2010 gli insorti abbiano registrato 5.225 morti e 949 feriti, cifra che non tiene conto delle perdite subite in territorio pakistano a causa delle incursioni dei droni statunitensi. Se le stime della Nato sono corrette viene confermata la capacità degli insorti di rimpiazzare agevolmente le pur pesanti perdite arruolando nuove reclute tra le comunità di etnia pashtun in Afghanistan e nell'area tribale pakistana.

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