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Nelle città al voto incognita-riconferma per una giunta su due

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 06:38.


Numeri alla mano, metà delle giunte comunali chiamate al voto nella prossima primavera sono destinate a ballare pericolosamente all'appuntamento con il voto. Solo un po' più tranquilla appare la situazione in provincia (su 11 enti al voto, solo 3 presidenti uscenti sono sotto il 50%, ma al conto vanno aggiunte anche due province commissariate) mentre in Molise, unica regione coinvolta nel turno amministrativo, il presidente uscente Michele Iorio dovrà sudarsi sul campo la rielezione.
Tra regioni a statuto ordinario e territori autonomi, il «turno maggiore» delle amministrative, in programma in primavera, coinvolgerà più di un sindaco su sei (sono circa 1.400 le amministrazioni al voto). I capoluoghi sono 28, e in entrambi i poli poco più della metà delle amministrazioni uscenti arriva al traguardo con un capitale di consenso che supera il 50% (sono in questa condizione 11 sindaci su 19 città in cui l'ultima giunta è di centrosinistra, e 4 su 8 nel campo del centro-destra). Ovvio, il gioco delle candidature e delle alleanze può cambiare le carte in tavola, e anche per chi cerca la riconferma una campagna elettorale più o meno azzeccata può segnare la differenza fra una vittoria brillante e un'uscita di scena. Mai come in questo periodo, però, la flessione generalizzata che caratterizza i consensi di sindaci e presidenti mostra che governare stanca, e che la partita elettorale di chi deve difendere il proprio operato rischia di essere complicata.
A Napoli e Caserta, in particolare, per le due giunte di centrosinistra l'impresa del rinnovo sembra quasi disperata, e per correre ai ripari i partiti hanno già avviato la macchina delle nuove candidature.
A Napoli la confusione è tanta: il dibattito interno al Pd sull'opportunità di un «congelamento» generale delle primarie trova nel capoluogo campano molte delle ragioni scatenanti, anche se la discussione sembra fuori tempo massimo. L'appuntamento è già fissato per il 23, e il Pd schiera tre candidati. L'ex sottosegretario agli esteri Umberto Ranieri e i due bassoliniani a diversa gradazione Nicola Oddati (lui si definisce «eretico»), assessore a cultura, commercio e lavoro nella giunta Iervolino, e Andrea Cozzolino, ex assessore regionale e oggi europarlamentare. Insieme a loro corre il verde Luigi Sorbillo, ma lo spauracchio per i democratici è Libero Mancuso, l'ex magistrato sostenuto da Vendola. A Caserta un'edizione molto partecipata delle elezioni interne al centrosinistra (ha votato il 12% degli elettori del comune, in proporzione il triplo rispetto a Milano) ha scelto come candidato l'avvocato Carlo Marino; Nicodemo Petteruti, appena sfiduciato, è dell'Api e potrebbe essere interessato al terzo polo, ma le rivalità con Mimì Zinzi (presidente della provincia di Caserta e uomo di punta dell'Udc, a sua volta ai ferri corti con Ciriaco De Mita) complicano la prospettiva.

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Tags Correlati: Andrea Cozzolino | Cota | De Luca | Elezioni | Iervolino | Italia | Letizia Moratti | Nicodemo Petteruti | Nicola Oddati | Pd | PDL | Peppino Vallone | Piero Fassino | Udc | Vendola |

 

Molto più facile appare il compito del salernitano De Luca, che corre per il quarto mandato (i primi due prima dell'intervallo parlamentare), ha confermato il 65% di consenso ottenuto nella rilevazione dell'anno scorso e sta aprendo anche all'Udc; situazione simile a Crotone, dove Peppino Vallone fatica a trovare rivali (quest'anno è al quinto posto in Italia con il 65%).
A Milano Letizia Moratti, che ha già avviato le grandi manovre per la riconferma, ha tirato un sospiro di sollievo dopo il tramonto dell'ipotesi Albertini, ma il 50% di cui è accreditata mostra che la campagna elettorale non dovrà essere un passaggio solo formale. Tranquillissima, almeno sulla carta, la prospettiva del Pd a Torino, ma anche lì l'incognita primarie potrebbe complicare non poco la vita al candidato Piero Fassino. Rimanendo in Piemonte, non dovrebbe essere difficile per il centro-destra tenersi Novara (la città è retta dal vicesindaco perché il leghista Massimo Giordano è diventato assessore al Lavoro nella giunta Cota), ma le candidature sono tutte da definire.
Complicata anche la situazione nell'unica regione al voto, il Molise. Il presidente uscente Michele Iorio, con il 47%, è all'ultimo posto nella classifica relativa ai governatori, e a dicembre è stato raggiunto da un nuovo avviso di garanzia in un'inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti; nei mesi scorsi in Molise si era anche parlato di candidature alternative al leader locale del Pdl, ma a dicembre è stato lo stesso premier Berlusconi a chiudere il tourbillon di voci confermando la fiducia nell'attuale governatore.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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