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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 16:49.
Giulio Tremonti tiene duro sugli eurobond: nonostante l'opposizione dei governi di Berlino e Parigi, l'idea "avanza" ed è "maggioritaria nel Parlamento europeo". E' quanto sostiene il ministro italiano dell'Economia in un'intervista al quotidiano francese Les Echos. Per Tremonti gli eurobond sono necessari per creare stabilità: "Non bisogna aspettare una nuova crisi per adottarli. E non siamo sicuri di essere usciti da questa".
Tremonti, insieme al premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, aveva lanciato lo scorso dicembre la proposta di bond europei, dalle colonne del Financial Times, per affermare "l'irreversibilità dell'euro". "Questa idea avanza", dice ora il ministro a Les Echos. "Si tratta di emissioni obbligazionarie comuni per prevenire gli effetti della crisi. La sua applicazione è necessaria perché siamo sempre in 'terra incognita'. Nessuno sa come evolverà la situazione". "Le euro-obbligazioni - aggiunge il ministro - non pongono problemi costituzionali. Il trattato di Maastricht è compatibile con questa idea, poiché essa risponde a un criterio di stabilità. L'obiettivo delle euro-obbligazioni non è di creare un nuovo deficit. E' esattamente il contrario: creano stabilità. Si iscrivono perfettamente nello spirito dei trattati".
"In parecchi paesi - dice ancora Tremonti - i Parlamenti sono favorevoli a questa idea. I governi sono divisi. L'Ungheria, che ha appena assunto la presidenza dell'Unione, ha dato un'opinione favorevole. La nostra proposta è maggioritaria nel Parlamento europeo, un'istituzione il cui ruolo è strategico". "La discussione continua - prosegue Tremonti - Non è più tempo di logiche di divisione e di egoismo. Quale sarebbe l'impatto sulle banche francesi o tedesche di un eventuale default del debito sovrano di un paese dell'area euro? Non dimentichiamoci che l'esposizione complessiva delle banche di questi due paesi al debito sovrano degli altri paesi dell'eurozona oltrepassa i mille miliardi di euro…".
Per Tremonti, un punto cruciale sul piano politico è che i bilanci nazionali siano discussi a monte con gli altri paesi europei. Il cosiddetto "semestre europeo", incaricato di esaminare le politiche di bilancio dei 27, comporterà a suo parere "un colossale trasferimento di competenze". "Con una moneta unica, non possiamo più condurre 27 politiche di bilancio differenti. Bisogna che le nostre azioni siano coerenti".