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Lo shopper di plastica sopravvive all'evoluzione ecologista. Ma in molti ne fanno già a meno

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 13:49.

Tre anni fa era l'oggetto del desiderio delle donne più eco-chic: inventata dalla stilista londinese Anya Hindmarch, la borsa di cotone con su scritto "I'm not a plastic bag" (costo: 5 dollari) si vedeva sia addosso a chi usciva a far spesa con il cane che a belle signore in versione serata luccicante. Ma ora che da noi il governo ha imposto che la busta di plastica non l'avrà più nessuno, quella scelta stilistica e di nicchia diventerà un obbligo quotidiano di tutti. Ma la salute del pianeta val bene una chiccheria ambientalista.

A guardar bene, però, l'invasione delle buste alternative non è ancora scoppiata, perché in molti supermercati alla domanda del cassiere "busta?" si continua a rispondere "sì", avendo in cambio il caro, vecchio shopper di polietiliene. Le ultime scorte, quelle ancora consentite dal provvedimento, a breve però finiranno per essere sostituite da almeno quattro alternative di trasporto della spesa: la busta biodegradabile di Mater-bi (ahimé poco resistente, come ammettono gli stessi rivenditori e quindi usa e getta come quella vecchia), la borsa di plastica ma riutilizzabile, quella di tessuto e il sacchetto/scatola di carta.

Coop: i nostri clienti sono già abituati a fare a meno della plastica
Nei supermercati Coop le alternative ai sacchetti di platica sono apparse già nella primavera del 2009. La sperimentazione partì dalla Unicoop Firenze, dove tutte le spese vennero messe in shopper "verdi" e oggi nei 1440 punti vendita, fra supermercati e ipermercati, le utlime scorte sono in esaurimento. Si parla di aprile come mese in cui finiranno del tutto.
In alcune zone, ad esempio quella di Firenze e la Toscana in generale oltre ad alcune parti d'Emilia, il 60% delle spese viene fatto ormai da più mesi senza richiedere lo shopper e per i clienti Coop, quindi, l'abbandono totale della plastica non è poi una gran rivoluzione. Tra le varie alternative la più celebre è la busta realizzata in treccia di polipropilene dalle fantasie vivaci e colorate, variante considerata la migliore nel rapporto qualità/prezzo. Si conferma che gli shopper biodegradibili sono poco resistenti, ma che si stanno facendo anche dei test per aumentarne la grammatura.

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Tags Correlati: Altroconsumo | Andrea Carelli | Anya Hindmarch | Auchan | Borsa Valori | Campania | Consumatori | Ecottonbag | Federconsumatori | Fra Production Spa | Fulco Pratesi | Peppe Sorrentino | Toscana | World Wildlife Fund

 

Auchan: con gli shopper risparmiati in due anni avremmo coperto due Toscane
Anche la catena francese può pregiarsi di un primato anti-plastica, visto che già dal luglio 2009 le sue scorte di shopper di plastica erano esaurite. Dopo qualche prima, debole resistenza, i clienti si sarebbero anche in questo caso abituati presto al nuovo corso. E con le buste non immesse sul mercato, questo il calcolo di Auchan, si sarebbe potuta ricoprire una superficie pari a due volte la Toscana.
L'alternativa più gettonata era anche per Auchan la busta in Mater-bi, fragile e quindi gettata via subito. Visto che l'usa e getta era una pratica da abolire, nel settembre 2010 Auchan in collaborazione con il WWF Italia, ha messo a disposizione dei clienti dei suoi 52 punti vendita una borsa multiuso, che ricorda un po' quella delle nonne ma è disegnata dallo stesso presidente dell'associazione, Fulco Pratesi. E il ricavato va a sostenere le oasi WWF. Auchan però propone anche eco-box di cartone e sacchetti di carta, senza logo, sottolinea l'azienda, perché non si tratta di un'operazione di marketing ma di una campagna di sensibilizzazione ambientale.

I consumatori: meglio le borse di tessuto degli shopper biodegradabili
Per loro il divieto delle buste di plastica sarebbe dovuto entrare in vigore già da anni. Per Altroconsumo il cambio di abitudine si tradurrà anche in una riduzione degli sprechi, visto che in un anno una famiglia potrà risparmiare 6 kg di plastica, l'equivalente di 40 euro. Il consiglio è di usare borse di tessuto, resistenti e lavabili, oltre che economiche, come suggerisce anche Federconsumatori, che invece è scettica sugli shopper biodegrabili: per Peppe Sorrentino, presidente di Federconsumatori Salerno e vicepresidente Federconsumatori Campania, la scarsa resistenza di questo tipo di sacchetto lo rende un monouso come il vecchio, ma costare di più, fino a 30 centesimi.

Affari d'oro per l'azienda di eco-bag
La Fra Production Spa di Cisterna d'Asti produce fin dagli anni '60 reti medicali, del tipo che si mette per tenere una bendatura, reti per avvolgere insaccati e anelli di gomma per tenere insieme le zampe dei polli in arrostitura. Di queste ne sono state vendute circa 900 milioni in tutto il mondo, dice il responsabile marketing dell'azienda, Andrea Carelli. A fine 2009 l'azienda si era accorta che la rivoluzione dello shopper era nell'aria e iniziò a immaginare che le sue tradizionali reti potessero essere trasformate anche in borse per la spesa comode, economiche e soprattutto riutilizzabili. Così è nata Ecottonbag, una borsa di rete di cotone che ripiegata ingombra come un fazzoletto ma che può contenere fino a 15 kg di spesa per un volume pari a quello di un vecchio shopper formato maxi. Il costo: 60 centesimi circa.
«In questo primo anno di produzione ne abbiamo vendute circa 500mila, ma il vero boom c'è stato negli ultimi due mesi. Se seguiremo con questo ritmo, alla fine del prossimo anno potremmo quadruplicare o quintuplicare il giro d'affari nel mondo», dice Carelli.
Fra i loro clienti ci sono catene di supermercati bio come Natura Sì (che le hanno in cotone anch'esso biologico, leggermente più costoso) e "normali", come quelli della catena Sogegross. Negli ultimi mesi le richieste sono venute anche e spesso dai Comuni: «Per esempio abbiamo venduto le Ecottonbag al Comune di Milano, a quello di Verona e a quello di Venezia, che le hanno distribuite gratuitamente ai cittadini. Ora abbiamo contatti per distribuirle anche in Australia e Spagna e a una catena di profumerie danese. E il nostro lavoro è tutto made in Italy. A proposito, sa cosa ho notato in questi mesi di studio di borse ecologiche? - continua - Che solo in Italia è stato necessario un forte intervento del governo per mettere uno stop al consumo di borse di plastica. In Francia e in Germania sono state le catene di distribuzione a segnare la strada ai clienti». Certo, può farlo anche la moda. E con una semplice scritta.

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