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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 16:42.
La rivolta dei giovani disoccupati tunisini ha superato il blocco della censure attraverso le autostrade della rete. Ecco in dieci punti una ricostruzione di quello che è accaduto nelle ultime settimane.
1 Mohamed si dà fuoco
La rivolta in Tunisia ha inizio il 17 dicembre quando Mohamed Bouaziz, un giovane diplomato di 26 anni si dà fuoco a Sidi Bouzid, capo luogo della regione del centro ovest, tra le più depresse del paese. Mohamed protesta contro la polizia che gli ha sequestrato il chiosco di di frutta e verdura con cui fa vivere la sua famiglia. E' morto il 4 gennaio, la sera. La sua morte diffusa via Facebook, sms e Twitter è la miccia che accende gli scontri
2 Il via da Facebook
Dai social network come Facebook e Twitter la notizia della morte di Mohamed Bouaziz si diffonde rapidamente in tutta la Tunisia. Cominciano in diverse città le proteste in strada dei giovani contro il governo Ben Ali.
3 Rivolta in tempo reale
Un po' come è accaduto in Italia durante le proteste degli studenti universitari che sui social network annunciavano le occupazioni della Torre di Pisa, del Colosseo, anticipando la polizia, la rete è servita da grancassa ai giovani della Tunisia per quella che è stata battezzata come la "rivolta dei gelsomini". Su 12 milioni di tunisini, 3,6 milioni hanno seguito dallo schermo del loro computer, minuto per minuto, gli avvenimenti avvenuti ad una ventina di giorni a questa parte in tutto il paese. .
4 I blog e i video contro la censura
I blogger sono stati in prima linea per riprendere con le loro telecamere gli scontri nelle banlieu di Tunisi e delle altre città. Zouheir Makhlouf, blogger di Tunisi, è diventato un mito nella rete. Con la sua telecamerina ha ripreso tutto, le cariche della polizia, le gomme bruciate, le auto girate in mezzo alla strada, i morti. I video sono commentati dalla sua voce: «Dappertutto lo stesso scenario, un serpente a mille strade ha invaso le strade scandndo lo slogana "Ben Ali barra barra", Ben Ali vai via». I video sono condivisi e scambiati, fanno il giro del paese in un attimo attraverso i social network. L'indignazione aumenta.
5 Cyber resistenza…
Attraverso i video e le informazioni che giravano sulla rete si è alimentata la rete informativa delle agenzie di stampa. Facebook è stato dentro al cuore degli avvenimenti. «Facebook ha rotto l'immagine di una tnisia che balla e danza, Abbiamo mostrato una Tunisia che urla, che brucia», dice Abdel Ghazala, un altro blogger tunisino. Negli ultimi 30 giorni la Tunisia è stato il terzo paese al mondo il termine Facebook è stato il più cercato nella rete, anche se conta appena 12 milioni di abitanti.