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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 10:54.
La crisi dei debiti sovrani di Eurolandia fa riaprire vecchie ferite di guerra mai dimenticate tra Germania e Grecia. Il ministro degli Esteri greco Dimitri Droutsas ieri ha definito «una mossa di grande valore simbolico» la decisione di Atene di ricorrere all'Aja a fianco dell'Italia al fine di ottenere indennizzi per le vittime della strage nazista di Distomo nella Grecia occupata. Decisione che interrompe decenni di inerzia e sembra riaprire la porta a richieste di riparazioni generali di guerra da parte dello stato greco. Pronta la reazione tedesca del ministro degli Esteri Guido Westerwelle che in un comunicato da Berlino ha dichiarato di «non capire la posizione greca e di essere sicuro che la posizione tedesca prevarrà in giudizio».
Sarà, ma intanto la tensione tra i due paesi è tornata ai livelli di guardia del maggio 2010 quando il vicepremier greco, Theodoros Pangalos, chiese di riaprire la questione dei risarcimenti di guerra tedeschi al suo paese risalenti alla Seconda guerra mondiale dopo l'occupazione nazista (tra cui l'oro della banca centrale greca trafugato dai nazisti e mai restituito) e il settimanale Focus, nell'edizione tedesca, che ritrasse una Venere di Milo con il medio alzato e un titolo inequivocabile: «Ci sono dei truffatori nell'eurozona», facendo infuriare i greci e crollare le vendite dell'edizione greca del medesimo mensile.
«La decisione di Papandreou è un fatto importante perché per la prima volta dopo anni Atene riapre il problema delle riparazioni di guerra, e per di più in mezzo a una grave crisi economica», scriveva ieri il quotidiano conservatore Kathimerini.
Ieri il premier greco aveva sottolineato come la decisione di adire il tribunale internazionale ad appena due giorni dalla scadenza dei termini (14 gennaio) obbediva all'imperativo di «onorare la memoria di coloro che si sacrificarono per la patria». Papandreou aveva aggiunto che è stata una scelta difficile anche per la necessità di tener conto degli «interessi generali del paese in un periodo cruciale per la nostra patria» che ha ricevuto 130 miliardi di euro di prestiti da Ue e Fmi.
Non sono mancate in Grecia voci critiche, come quelle dei comunisti e di Manolis Glezos, l'ex partigiano presidente del Consiglio per le rivendicazioni di guerra. Per Glezos il modo con cui Atene ha affrontato il problema di Distomo «rimane vergognoso» continuando a lasciare soprattutto all'Italia il compito di «difendere gli interessi greci». Ma la maggioranza è d'accordo con Papandreou perché Distomo rappresenta una spina nel cuore dell'orgoglio nazionale, da quando il 10 giugno 1944 le SS massacrarono in una rappresaglia 218 persone. I colpevoli non sono mai stati puniti.