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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 06:38.
La signora Laila Trabelsi, seconda moglie del presidente Ben Alì, ex parrucchiera diventata donna d'affari, è "in vacanza" a Dubai già da qualche giorno. Ma quando l'aria è diventata pesante ha preso il volo anche un altro esponente della famiglia: Mohammed Sakr el Matri, ragazzo prodigio della finanza tunisina - ha appena 30 anni - che sposando Nasrine, la figlia del presidente, è diventato uno degli uomini più ricchi del paese. Hanno calcolato che con le sue attività incassa tre milioni di euro al giorno.
Molti di questi capitali non restano in Tunisia: in due decenni il clan e pochi altri ricchi uomini d'affari hanno esportato sui conti all'estero 18 miliardi di dollari, una cifra pari all'intero debito estero. Una sorta di grande rapina documentata dal libro "L'Argent de Carthage", pubblicato in Francia e diffuso via internet dai blogger tunisini
La tribù Ben Alì-Trabelsi - un stuolo di figli, generi, cognati e nipoti - si è impadronita della Tunisia con voracità predatoria. Mentre nella vicina Algeria, ricca di gas e petrolio, la torta dei profitti se la sono spartita storicamente i generali, la Tunisia è diventata una riserva di caccia della famiglia Ben Alì che non soltanto decide appalti e concessioni alle imprese straniere - contraccambiando con generose zone offshore in esenzione fiscale - ma possiede direttamente industrie, televisioni, resort turistici, campi da golf, radio, giornali, server di internet, compagnie aeree e banche.
Avendo in mano lo stato e l'amministrazione da 23 anni la famiglia decide le leggi e le tasse, mettendo le mani sui business più importanti e anche su quelli minori ma redditizi: «Per acquistare la licenza di un "grand taxi" necessaria per viaggiare fuori Tunisi - racconta il berbero Daly - ho dovuto versare 25mila euro mentre il van con le tasse di importazione ne costa 45mila: i soldi scivolano nelle tasche della polizia, dei funzionari corrotti e arrivano fino al Palazzo di Cartagine e al suo entourage».
Il rampante Sakr el Matri ha accumulato una fortuna acquistando la società pubblica Ennaki, che vende tutte le auto tedesche ed è il secondo maggiore importatore d'Africa di Volkswagen e camion Renault. Per non dare troppo nell'occhio ed evitare saccheggi i trasportatori in questi giorni di rivolta hanno cancellato le targhe speciali della compagnia el Matri che corrono ancora per tutto il paese. Dopo le auto Sakr è passato ai giornali - la società Assabah che possiede quattro quotidiani - alle radio e alle navi da crociera con la compagnia di navigazione La Goulette. Non tralasciando neppure, da buon musulmano vorace, di fondare una banca islamica e una radio, Ezzeitouna, dove si recitano solo versetti del Corano.