Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2011 alle ore 06:38.
Zied el Heni, 47 anni, laureato in fisica nucleare, un master in legge, è il più famoso blogger del paese insieme a Lina Ben Mhenni: «Un'amica di 24 anni, la più coraggiosa di tutti - sottolinea - perché qui è stata la prima a mostrare la sua foto su un blog politico come Tunisian Girl». Zied ha cominciato la carriera di giornalista vent'anni fa in una redazione densa di fumo passando le veline di stato a "La Presse" e ora è una stella del web: un mestiere rischioso da queste parti che gli è costato un paio di pestaggi organizzati da agenti dei servizi.
Le sue notizie sono una spina nel fianco per il regime di Ben Alì e la censura ha chiuso più volte il blog ma da qualche giorno lui è di nuovo in rete con http://journaliste-tunisien-109.blogspot.com. Un indirizzo dove 109 significa che El Heni è già stato oscurato per 108 volte.
«Questa - dice - è stata la prima rivoluzione di WikiLeaks: quando la gente ha letto cosa pensava l'ambasciatore americano della Tunisia, definita nei suoi rapporti uno "stato mafioso”, ha cominciato a gridare in piazza ciò che prima, per paura, mormorava solo nei caffè. La protesta cominciata per carovita e disoccupazione si è trasformata in movimento per la libertà di opinione ed espressione, diritti garantiti da una costituzione e violati sistematicamente per decenni».
Il suo blog, aperto da tre anni, è entrato quasi subito nel mirino del governo. «Dopo un convegno sulla tolleranza religiosa organizzato dalle istituzioni - racconta Zied - scrissi sul blog che dalle parole bisognava passare ai fatti permettendo, per esempio, alla cattedrale cristiana nel centro di Tunisi di suonare le campane per rompere un silenzio che dura da oltre mezzo secolo: fu quella la prima volta che dopo pochi giorni di lavoro mi bloccarono».
Ma i blog e internet, nonostante le leggi restrittive e i filtri della censura, hanno continuato a costituire per i tre milioni di utenti lo sfogo alle frustrazioni del paese. «Penso che il web sia la nostra arma di distruzione di massa per rovesciare la situazione», dice Zied. La censura attacca i blogger e Facebook ma internet si vendica: «In questo paese si sono moltiplicati gli hacker che hanno preso di mira siti istituzionali ma anche quelli delle società controllate dalla famiglia Ben Alì e dalla moglie Leila come la Carthago, holding di proprietà del clan Trabelsi. Due di questi hacker sono stati appena arrestati».