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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:14.
ROMA - La parola d'ordine è «minimizzare», derubricare il Rubygate a violazione della vita privata. Contemporanemente, «enfatizzare» l'intento «persecutorio», la gestione «politica» della vicenda da parte della procura di Milano. E soprattutto contrattaccare quotidianamente, per controbilanciare «l'offensiva mediatica», la diffusioni di intercettazioni e testimonianze. Questa la strategia di Silvio Berlusconi. E la nota, che il premier ha diffuso nella mattinata di ieri prima di partire per Milano, lo conferma.
«Ci troviamo di fronte all'ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica», dice Berlusconi, che accusa i magistrati milanesi di aver messo in piedi una «ulteriore macchinazione giudiziaria», la peggiore degli ultimi «17 anni». Il Cavaliere sostiene che i giudici «nonostante un imponente apparato investigativo degno di ben altro tipo di indagine» hanno in mano – ecco la minimizzazione – «soltanto chiacchiere e conversazioni private senza alcuna rilevanza penale».
Chiacchiere e conversazioni di persone che, dice ancora il Cavaliere, hanno come unica colpa, quella di aver «osato varcare il cancello della mia residenza privata di Arcore, come se essere ospiti del presidente del consiglio costituisse di per sé un grave indizio di reato». Berlusconi si sente sotto assedio. Ma «non ce la faranno», assicura, convinto che alla fine «il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica».
L'assenza di video e foto nei fascicoli dell'inchiesta lo tranquillizza. Anche Ruby assicura che «non esistono», che sono «tutte bufale». Ma è davvero così? Il principale timore del premier non è infatti l'esito processuale ma quello politico. E un'immagine può essere più potente di qualunque requisitoria, perchè per il Cavaliere l'importante non è essere creduto dai giudici ma dai suoi elettori. «Qualcuno riesce a immaginare che tipo di interesse possano avere gli italiani per vicende fasulle di cronaca messe in piedi soltanto per denigrare il presidente del Consiglio?», dice Osvaldo Napoli, deputato assai vicino al premier. Minimizzare appunto. Anche se gli effetti del Rubygate si fanno sentire già in Parlamento.