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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 15:49.
Il primo ministro tunisino Mohammed Ghannouchi oggi ha annunciato la formazione del nuovo governo di transizione. Lo riferiscono fonti dell'ambasciata italiana a Tunisi. Il governo di transizione dovrebbe riprendere il controllo della sicurezza nel paese e indire nuove elezioni politiche che dovranno tenersi entro 60 giorni.
Ancora caos
Mentre si attende l'annuncio della composizione del nuovo governo di unità nazionale, affidato al premier Mohamed Ghannouchi, non si placa la protesta in Tunisia. Dopo gli scontri di ieri tra Esercito e milizie fedeli all'ex presidente Zine al-Abidine Ben Ali, in mattinata almeno un migliaio di dimostranti sono tornati in piazza a Tunisi, reclamando l'esclusione daella compagine governativa di esponenti dell'Rcr, il Raggruppamento Costituzionale Democratico già guidato dal deposto uomo forte tunisino.
Malgrado si trattasse di un corteo pacifico le forze di sicurezza, appoggiate da unità militari, hanno fatto ricorso a spari di avvertimento in aria e agli idranti per disperdere la folla: quando il tentativo si è rivelato in larga misura inefficace, gli agenti in assetto anti-sommossa sono passati a un fitto lancio di lacrimogeni. Manifestazioni si sono registrate anche in altre cità, tra cui Sidi Bouzid e Regueb, nel centro del Paese.
Frattini: raggiunto accordo per esecutivo
Secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che ha ricevuto l'omologo tunisino Kamel Morjane, tra le forze di opposizione è stato raggiunto un accordo per dare vita all'esecutivo «fra oggi e domani». Dal canto suo il sottosegretario Stefania Craxi ha riferito di aver saputo dallo stesso Morjane che rimarranno esclusi soltanto gli islamici. Si teme però che la parte del leone spetti ancora una volta all'Rcd, ed è per questo che la gente si è di nuovo riversata in strada. Nel frattempo ha preannunciato la propria candidatura alle presidenziali anticipate una delle personalità più eminenti dell'opposizione tunisina, Moncef Marzouki, leader storico della sinistra laica. Fondatore del Cpr, il Congresso per la Repubblica, Marzouki aveva tentato di concorrere per la Presidenza già nel 1994; poco dopo fu tuttavia fatto arrestare e privato del passaporto per ordine di Ben Ali. L'Unione Europea si è comunque offerta di prestare «aiuto immediato» alla Tunisia per organizzare le elezioni.