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L'Antitrust chiude l'istruttoria contro Google e sollecita la tutela del diritto d'autore online

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 13:13.

L'Antitrust chiude l'istruttoria per possibile abuso di posizione dominante nei confronti di Google accettando gli impegni presentati dal motore di ricerca, che così diventano vincolanti. L'Authority ha inoltre sottolineato l'arretratezza della normativa sul diritto d'autore, nel caso dei contenuti online, sollecitando l'inserimento di una nuova disciplina. «Apprezzamento per l'operato dell'Antitrust e fiducia nel sollecito intervento del legislatore» è stato espresso dal Presidente della Fieg, la federazione degli editori, Carlo Malinconico.

L'istruttoria era stata aperta nell'agosto del 2009 su segnalazione della Fieg, la federazione italiana degli editori di giornali. L'abuso di posizione dominante era legato al servizio Google News, che, nella versione italiana, indicizza e aggrega articoli giornalistici da centinaia di siti di lingua italiana e su alcune specifiche dei contratti pubblicitari di AdSense.

Nel documento si legge che «gli impegni presentati da Google, e resi obbligatori dalla decisione dell'Antitrust, da un lato hanno reso possibile agli editori di testate giornalistiche online l'esercizio di un maggiore controllo sui propri contenuti nell'ambito del servizio Google News; dall'altro lato, hanno introdotto un maggior grado di trasparenza e di
verificabilità delle condizioni economiche applicate agli editori di siti web che si avvalgono dei servizi di intermediazione pubblicitaria di Google».

In una conference call con i giornalisti l'avvocato Mario Siragusa dello studio Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP, rappresentante legale di Google nel corso del procedimento, ha dettagliato le modifiche introdotte dal motore di ricerca.

Il maggiore controllo garantito agli editori su Google News si traduce in un «miglioramento» consentito da un "crawler", ovvero un software che analizza i contenuti della rete, che permette al gestore di un sito internet di decidere quali contenuti rendere visibili al motore di ricerca di Google e quali all'aggregatore di notizie. E' inoltre possibile fare un'ulteriore selezione sui contenuti, decidendo cosa fare "vedere" al servizio fino al dettaglio del singolo articolo.

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Tags Correlati: Carlo Malinconico | Concorrenza | Fieg | Google Italia | Google News | Mario Siragusa | Mountain View

 

«Già prima l'editore poteva scegliere di essere visibile sul motore di ricerca ma non su Google News, ora questa opzione è ancora più semplice - sottolinea Siragusa - con un sistema automatico gestendo dei codici sulla singola pagina web o sull'intero sito internet».

Quanto a Google AdSense (la pubblicità gestita da Mountain View per i publisher online) è stato resa trasparente la gestione di ricavi tra l'editore e il motore di ricerca. Nei mesi scorsi Mountain View ha spiegato i criteri che vengono applicati con un post sul blog ufficiale: le conseguenze dell'azione avviata in Italia si sono ripercosse per i clienti del servizio in tutto il mondo.

Nel caso dell'AdSense semplice - quello cioè che inserisce in un box sul lato della pagina gli annunci pubblicitari selezionati con la tecnologia semantica di Google, e dunque attinenti alle parole chiave più ricorrenti - all'editore va il 68% dei ricavi. Nel caso dell'"AdSense per la ricerca" la percentuale scende al 51%. Qui il sito ospita un box di ricerca di Google che permette di arrivare alle pagine interne, offrendo un servizio.

Una parte rilevante del documento con cui l'Antitrust conclude l'istruttoria non riguarda la contesa tra la Fieg e Google, ma sottolinea, più in generale, come «le attuali norme sul diritto di autore, non appaiono tener conto delle peculiarità tecnologiche ed economiche di internet, in quanto non disciplinano un sistema di diritti di proprietà intellettuale nel contesto delle nuove e molteplici modalità di riproduzione e di utilizzo dei contenuti da parte di soggetti terzi sul web».

L'obiettivo dev'essere garantire un'«adeguata remunerazione» a chi «produce contenuti editoriali online», a differenza di come avviene oggi. Per questo l'autorità «auspica l'inserimento nell'attuale quadro normativo di una disciplina che definisca un sistema di diritti di proprietà intellettuale idoneo a incoraggiare su internet forme di cooperazione virtuosa tra i titolari di diritti di esclusiva sui contenuti editoriali e i fornitori di servizi innovativi che riproducono ed elaborano i contenuti protetti da tali diritti», sollecitando che diventi un modello ispiratore al di fuori dei confini nazionali.

Nel pomeriggio la Fieg ha commentato la chiusura dell'istruttoria con una nota: «Mentre i nostri esperti stanno analizzando nel dettaglio il provvedimento conclusivo dell'indagine a suo tempo avviata dall'Autorità della concorrenza e del mercato - spiega il presidente degli ediotri italiani, Carlo Malinconico - desidero fin d'ora esprimere apprezzamento per l'attività svolta dall'Antitrust italiana, che per prima ha puntato il suo faro sull'attività dei motori di ricerca nel campo editoriale e sui contratti pubblicitari conclusi da Google. Gli impegni assunti da Google, che riveste nel settore della ricerca e della pubblicità on line una posizione dominante, confermano in gran parte la segnalazione della Fieg e le preoccupazioni dalla stessa esposte in ordine alle possibili distorsioni concorrenziali derivanti da una posizione passiva dell'editore a fronte dell'attività d'indicizzazione e dalla mancanza di trasparenza nella contrattazione con Google».

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