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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 08:07.
Massima attenzione agli sviluppi del nuovo caso giudiziario che coinvolge il premier, con annessi i particolari che vanno emergendo dalle "carte" dei pm in Parlamento, ma nessuna presa di posizione ufficiale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - osservano i suoi più stretti collaboratori - non ha alcun titolo per intervenire in una questione «di esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria e del Parlamento nel suo specifico rapporto con quest'ultima». È evidente, tuttavia, che al di là delle reciproche e distinte competenze tra organi dello Stato, non si possa che seguire al Colle con preoccupazione l'evolvere della vicenda e soprattutto dei contraccolpi che potrà avere sulla tenuta del governo e della legislatura.
Sulla necessità che politica e magistratura ritrovino finalmente un possibile terreno di «leale collaborazione», Napolitano si è speso più volte personalmente nel recente passato. Certo se la nuova tempesta giudiziaria del caso Ruby determinerà un'accelerazione della crisi politica sfociata nel doppio voto di fiducia del 14 dicembre, Napolitano è pronto a fare la sua parte. Soprattutto in questa fase, con la maggioranza appesa alla Camera a soli tre voti di scarto mentre non è ancora chiaro di quanti voti "aggiuntivi" potrà disporre il premier, sarebbe tuttavia più che mai necessario un rasserenamento generale del clima politico, quel «salto di qualità» della politica auspicato da ultimo nel discorso alle alte cariche dello Stato il 20 dicembre e nel messaggio di fine anno agli italiani, di cui però non si vedono le tracce.
Le possibili dimissioni di Silvio Berlusconi? Nessun commento al Colle, dove evidentemente si resta in attesa degli sviluppi della situazione day by day. (D.Pes.)