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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 06:39.
Il d-day del federalismo è arrivato. Oggi Roberto Calderoli presenterà in bicamerale il nuovo testo del decreto attuativo sul fisco comunale con le modifiche illustrate la settimana scorsa all'opposizione e all'Anci e anticipate dal Sole 24 ore: cedolare secca al 23% con contestuale detrazione del 3% per le famiglie con figli; sanzioni doppie per chi denuncia in ritardo un immobile fantasma; attribuzione ai sindaci di una compartecipazione all'Irpef da 4 miliardi più una da 1 miliardo all'imposta erariale (e non più municipale) sugli immobili.
A cui si è aggiunta la previsione di un tetto alla «pressione fiscale e tariffaria» complessiva affidato al monitoraggio della conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Tutte le novità che il ministro della Semplificazione illustrerà prima al relatore di maggioranza Enrico La Loggia (Pdl) e poi al resto della commissione puntano ad ampliare il consenso sul testo che la Lega considera decisivo. Non tanto per il suo contenuto quanto per il momento politico in cui capita. I rapporti di forza in bicamerale parlano di 15 a 15 tra maggioranza e minoranza. Dunque, per incassare il parere favorevole, al governo serve almeno un'astensione. E i più indiziati a concederla, scandalo Ruby permettendo, sembrano i quattro membri del terzo polo.
La strategia del ministro. Proprio per andare incontro alle loro richieste Calderoli ha deciso di innalzare al 23% l'imposta sostitutiva sui contratti di locazione a prezzi di mercato. Quel 3% di prelievo in più servirà a finanziare il bonus fiscale per gli inquilini con figli a carico, che i centristi hanno battezzato «mini-quoziente familiare». Con una clausola di salvaguardia: il reddito da cedolare secca entrerà nel calcolo del reddito complessivo necessario a godere delle altre agevolazioni Irpef.
Ma il tema affitti sta a cuore anche ai sindaci. Per fugare i loro dubbi il governo è intenzionato a lasciare i proventi da cedolare (insieme agli eventuali rischi di un calo degli incassi) allo stato, attribuendo ai comuni una semplice compartecipazione agli introiti. Che si aggiungerà ad altre due quote riservate di gettito: una sull'Irpef che dovrebbe essere pari al 2,5% e valere 4 miliardi e una sull'imposta erariale sui trasferimenti (l'ex Imu che accorperà imposta di registro, di bollo, ipotecaria e catastale) da 1 miliardo. Due misure che piacciono anche al Pd che incassa anche la promessa di intervenire con un decreto correttivo sulla diatriba Tarsu/Tia. Resterà in vigore la prima calcolata però sulla rendita catastale e modulata in base ai componenti dei nuclei familiari.