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I dubbi del mondo cattolico. Tra richieste di chiarezza e accuse a Berlusconi di aver sbagliato secolo

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 21:13.

Ancora sotto shock per le rivelazioni sul caso Ruby il mondo cattolico si interroga su quanto stia accadendo e sugli scenari possibili per il futuro. Avvenire chiede chiarezza ed esprime preoccupazione per quanto emerge dall'indagine a carico del presidente del Consiglio, nella quale si ipotizzano per lui i reati di concussione e prostituzione minorile. Il quotidiano cattolico si aspetta che la vicenda si chiuda al più presto. Il fatto che un premier «sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile, ferisce e sconvolge», scrive il direttore Marco Tarquinio nell'editoriale.

Che sottolinea come la vicenda sia arrivata il giorno dopo la sentenza sulla Consulta, abbattendosi «come un tornado» su Silvio Berlusconi e «sull'immagine internazionale del nostro Paese». Ora, dice Avvenire, si può «legittimamente argomentare su questo ennesimo e increscioso affondo giudiziario», ma ci si deve soprattutto interrogare su quello di cui parlò il Presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco a proposito del «contegno» di chi ricopre incarichi pubblici perché «per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, tenere cara una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre». All'Italia, richiama Marco Tarquinio «è dovuto almeno questo: un'uscita rapida da questo irrespirabile polverone».

Più dura Famiglia Cristiana. Il settimanale delle Edizioni San Paolo sottolinea come nella vicenda della «minorenne Ruby», «risalta la personalità di un politico che, forse, ha sbagliato secolo, immaginandosi simile ai signori rinascimentali ai quali tutto era permesso, grazie all'assenza di un'opinione pubblica informata e all'acquiescenza delle gerarchie circostanti». Così si legge in un intervento pubblicato sul sito online di Famiglia Cristiana firmato da Beppe Del Colle. L'articolo affronta le due vicende nelle quali in questi giorni «l'Italia ha offerto a sè stessa la doppia immagine che la caratterizza in questi anni di crisi». Da una parte, «una politica stretta intorno alla presenza di una sola persona, fino a un devastante conflitto fra le istituzioni; dall'altra, una società alle prese con modi relativamente nuovi di concepire le relazioni industriali».

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Tags Correlati: Angelo Bagnasco | Azione Cattolica | Beppe Del Colle | Carlo Costalli | Corte Costituzionale | Dariusz Kowalczyk | Edizioni San Paolo | Franco Miano | Italia | Pier Ferdinando Casini | Silvio Berlusconi |

 

Città Nuova, del Movimento dei Focolari, nella versione online sostiene che «di fronte a una vicenda che fa tremare le fondamenta della vita pubblica italiana, bisogna saper tacere e saper parlare». E parla di «reati, se verificati, insopportabili», di «immoralità di atteggiamenti sultaneschi, faraonici o principeschi di ostentazione della ricchezza e della propria impunità». Ma cita anche «la questione della lotta politica (e talvolta anche giudiziaria) ridotta a gossip, e della riservatezza ridotta a nulla». Da stigmatizzare «l'occupazione degli spazi mediatici con questioni che impediscono di parlare di chi soffre, di chi subisce soprusi e di chi vive onestamente la sua vita privata e pubblica». Città Nuova sceglie dunque di tacere «sulle parole intercettate, volgari oltre ogni dire». Perché «il pettegolezzo e la morbosità non troveranno mai casa su queste colonne; ma la chiarezza sulla nuova questione morale continuerà ad avere tutto lo spazio necessario».

Dal Vaticano per ora nessuna reazione ufficiale. Ma l'Osservatore Romano ha pubblicato la nota con cui il Quirinale ha smentito telefonate tra Berlusconi e Napolitano. Radiovaticana, sul sito, senza nessun cenno al caso Ruby, riporta una riflessione del gesuita padre Dariusz Kowalczyk «sulla scarsità dei politici cristiani» di spessore e valore.

Intanto in alcuni ambienti cattolici si fa strada l'idea che Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro. Lo dice apertamente Pier Ferdinando Casini («se fossi il presidente del Consiglio, valuterei con serenità l'ipotesi di fare un passo indietro»). Che sottolinea come «questa decisione potrebbe servire a rilanciare la sua coalizione e comunque a far sì che nella politica italiana si passi a discutere dei problemi degli italiani e non sempre solo di quelli di Berlusconi».

Di «disorientamento» parla il presidente dell'Azione Cattolica, Franco Miano, che si riconosce pienamente nelle posizione di Avvenire. «Al di là degli sviluppi dell'inchiesta, emerge la centralità di una questione morale in politica e c'è un grande pericolo corruttivo». «Quel che è accaduto spiazza», osserva Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori. «Come cattolici siamo attenti a un atteggiamento sobrio nel privato delle cariche pubbliche. E attenti alla legalità, che vale anche per i magistrati. In tutta questa storia vedo delle certezze: in quella villa non si parlava solo degli interessi dell'Italia. E delle forzature: nella tempistica dell'inchiesta e degli annunci».

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