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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 08:08.
Compatti con Silvio. Un sostegno soprattutto di testa. Dalla pancia della Lega non sale nessun rigurgito celodurista del tipo "dai, che Silvio fa bene a divertirsi". E nelle parole dei militanti non compare alcun compiacimento un po' villano sulle notti in tavernetta ad Arcore. Prende invece forma una forte preoccupazione per gli effetti che il passaggio giudiziario innescatosi intorno alla vicenda di Rubyrubacuori e le sue amiche potrebbe avere per gli asili nido, la manutenzione delle strade, i centri sportivi. Gli amministratori della Lega Nord, che nel linguaggio bossiano "tutti i giorni tirano la carretta", sono il terminale delle decisioni romane e il punto di congiunzione fra un partito organizzato leninisticamente a piramide e una base volubile e appassionata, non priva di sbandamenti populistici.
«Ma cosa vuole che mi interessi con quante donne va Silvio - dice Marita Busetti, sindaco di Tiene, 24mila abitanti, l'anima commerciale dell'Alto Vicentino - io sono stufa di una stampa che si concentra così tanto sul fango». E, poi, la Busetti, che è apprezzata per il pragmatismo anche dai suoi avversari politico-culturali, torna per un attimo la professoressa di storia delle scuole superiori che è stata per anni: «Rimaniamo nel Novecento. Senza stare a riprendere gli intrecci erotico-politici della Russia post-zarista, perché non ricordiamo le gesta a letto di un grande presidente americano come Kennedy». Scusi la provocazione, ma per usare una espressione di sinistra, lei come donna non si sente offesa? «Ma che offesa e offesa. Io ho il problema che, se cade il governo o se si va alle elezioni, per me si complica tutto. E, già ora, ho i miei bei problemi. Sa che cosa mi offende? Che ho 11 milioni di euro in cassa e, per il patto di stabilità, non posso spenderne più di uno. La costruzione del liceo nuovo è bloccata. I buchi nelle strade li devo rattoppare. Idem per i marciapiedi. Altro che Ruby».
Una consapevolezza sulle possibili ricadute di questo passaggio condivisa anche da Diego Locatelli, il sindaco di Brembate di Sopra che, grazie a un profilo moderato, durante le prime fasi della scomparsa della tredicenne Yara ha sedato le pulsioni anti-immigrati, da caccia al colpevole, della sua gente. «Finora, anche se non possiamo utilizzare i soldi che abbiamo in cassa a causa del patto di stabilità, non abbiamo tagliato i servizi – dice Locatelli – ma abbiamo dovuto ridurre la manutenzione ordinaria delle scuole e dei centri sportivi. E, questo, non potrà non avere effetti sul lungo periodo».