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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 06:36.
BRUXELLES Dal nostro inviato
Da un lato la posizione della commissione, che spinge per allargare «il campo di attività» e incrementare la «capacità effettiva di finanziamento» del fondo anticrisi. Dall'altro, la perdurante opposizione della Germania, pronta a porre quale contropartita l'irrigidimento del nuovo patto di stabilità. Nella serata in cui all'Eurogruppo prevale la linea tedesca, la posizione italiana rappresentata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti resta ancorata a tre punti fermi: sì a un aumento della «funding capacity» valutando con attenzione le varie opzioni sul tappeto considerando che il negoziato è tuttora in corso; lo strumento per rendere più stabile la "protezione" dell'euro e dei debiti sovrani a rischio è l'emissione di eurobond, proposta che lo stesso Tremonti ha messo a punto il mese scorso attraverso un articolo congiunto sul Financial times con il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker. Quanto al nuovo patto di stabilità che dovrebbe cominciare a intraprendere il suo cammino in luglio, alla fine del «semestre di bilancio europeo», la linea di Tremonti è che l'Italia continua a riconoscersi nel testo messo a punto dalla commissione. In sostanza, nessun automatismo tra sanzioni e procedura per debito eccessivo, gradualità nell'individuazione delle cause alla base dello scostamento e soprattutto spazio alla nozione di «debito aggregato», che comprenda tutti gli altri «fattori rilevanti», in grado di fotografare lo stato di salute complessivo dei conti pubblici e dell'economia più in generale.
Tremonti non ha rilasciato alcuna dichiarazione, ieri sera al suo arrivo a Bruxelles. L'occasione per fare il punto su tutti gli argomenti oggetti di confronto in sede collegiale sarà offerta oggi dalla consueta conferenza stampa conclusiva dei lavori dell'Ecofin. La Commissione spinge perché si decida sul fondo anticrisi il prossimo 4 febbraio, in occasione del vertice dei Capi di Stato e di governo. I tempi e le complesse modalità di decisione in Europa rischiano di non fornire risposte tempestive ai mercati. Tremonti ne è ben consapevole. Occorre una risposta politica e il più possibile sistemica a una crisi che - va ripetendo - è tutt'altro che conclusa.