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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 21:29.
Nessun imbarazzo «da cattolico», dopo le rivelazioni sul cosidetto caso Ruby per il ministro dell'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi. Che sottolinea come la vita umana sia «fatta di cadute e di atti che piacciono al Signore». Il fatto che Silvio Berlusconi faccia delle feste non lo scandalizza e non crede «alla rappresentazione che viene fatta di queste feste come una fiera della illiceità e della promiscuità, perché - sottolinea - ho il dovere di credere come cittadino e come ministro al mio presidente, il presidente votato dagli italiani».
Secondo Rotondi il presidente del Consiglio non ha nulla da nascondere. «La generosità di Berlusconi, è risaputo, è sconfinata ed è diretta verso chiunque». E «credo che lui senta frequentemente il bisogno di soccorrere chi sta peggio». Il ministro si sorprende invece che «si siano spesi migliaia di euro in intercettazioni su cose che Berlusconi racconta anche volentieri in interviste». Per Rotondi tutto il mondo sa che a Berlusconi «piacciano le donne, che ama frequentare ambienti allegri, in cui si canta e si balla. Che poi da questo si passi a pensare» che «si faccia anche dell'altro, è una malignità».
Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera si dice d'accordo con il cardinale Bagnasco: «un politico deve dare testimonianza. E, di fronte a questi fatti, in me non scatta il disorientamento ma il senso di responsabilità. Il mio modo di vivere il matrimonio, il rapporto con mia moglie, la convinzione che l'amore sia qualcosa di più grande e di più rispettoso del corpo dell'altro. Questi sono i miei valori e le mie scelte, diversi da quelli di cui sento parlare. Il problema non è Berlusconi ma la cultura dominante». Lupi precisa di non sentire divisa la sua vita «da cattolico e da politico». Nel merito, sottolinea «se ci sono dei reati, di quelli bisogna rispondere e Berlusconi ha già ribadito l'infondatezza delle accuse. Ma qui stiamo parlando di comportamenti che attengono alla sfera privata e al modo di vivere che ciascuno sceglie».
Il segretario Udc, Lorenzo Cesa indica al presidente del Consiglio due strade: «andare dai magistrati e chiarire il prima possibile la vicenda» oppure «si metta da parte», prenda «uno dei suoi e faccia un governo diverso». A guida Alfano, Letta o Tremonti, suggerisce Cesa che dice di preferire Letta, «lo conosco da tanti anni, è persona di grande buon senso e ce ne vuole molto in questo momento, ha la stessa nostra visione di cattolico impegnato in politica».