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Bersani: dieci milioni di firme per mandare a casa Berlusconi

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 08:41.

Dieci milioni di firme «per mandare a casa Berlusconi». È l'obiettivo che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani vuole raggiungere con una campagna di raccolta firme per le piazze d'Italia che comincerà da febbraio. «Serve - ha detto il leader del Pd da Repubblica Tv - una mobilitazione popolare per chiudere con questa situazione che blocca il Paese sui problemi del premier. Offriamo questa occasione a tutti i cittadini che non ne possono più».

Porteremo le firme raccolte con i tir davanti palazzo Chigi
E alla domanda: dove porterete le firme raccolte per «mandare a casa Berlusconi?», pronta la risposta di Bersani: «Le porteremo con i tir davanti a Palazzo Chigi». «Presidente Berlusconi, lei ha disonorato l'Italia agli occhi del mondo, non ha più la credibilità per chiedere agli italiani un impegno per il cambiamento», è scritto nelle prime righe dell'appello «Berlusconi dimettiti» per raccogliere le firme contro il premier.

Chiudere il «Berlusconismo»
Il numero uno del Pd ha detto anche che bisogna chiudere al più presto il «Berlusconismo»: «Serve una fase costituente» in cui tutte le opposizioni sono chiamate a collaborare. Il segretario del Pd bolla poi come «favole» l'ipotesi che il premier faccia un passo indietro. «Lui è lì e rimarrà lì finchè gli sarà consentito». Mentre sull'ipotesi di un governo guidato dall'attuale ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, Bersani aggiunge: «Tremonti è un curioso ministro, non lo sento mai parlare di economia reale. Mi piacerebbe che oltre a fare il filosofo e il ragioniere, pensasse a fare l'idraulico. Lui si vede che per ora gira alla larga, che non vuole sovrapporsi all'immagine del premier e non so quanto Berlusconi sia contento di questo».

Meglio andare al voto
Bersani spiega poi che sarabbe meglio andare al voto: «Qualsiasi soluzione compresa le
elezioni anticipate sono meglio di questa situazione». E sulle critiche del cardinale Tarcisio Bertone nei confronti del premier, taglia corto: «Sono state parole pesanti che segnalano un passo della Chiesa che sa di essere e che chiede di essere un'autorità morale. Io sento un disagio molto diffuso da parte della gente». Di qui un nuovo appello a tutte le opposizioni chiedendo di «mettere da parte le gelosie»: «Possiamo fare insieme quattro cinque cose per il paese e poi andare alle elezioni. Se non sono d'accordo dicano che cosa pensano. Altrimenti sono pronto ad andare da solo». Compreso Montezemolo? «Tutti quelli che guardano oltre Berlusconi sono degli interlocutori ma faccio di nuovo presente che non c'è una soluzione che possa prescindere dal confronto con noi e invece su questo sento leggerezza»

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Tags Correlati: Berlusconi | Fiat | Giulio Tremonti | Governo | Italia | Lega | Pd | Pier Luigi Bersani | Presidente Berlusconi | Repubblica Tv | Tarcisio Bertone | TG1 | Torino

 

Ho visto un Tg1 «incredibile»
Bersani manda una stoccata anche al Tg1 su come sta trattando il caso Ruby: «Mercoledì ho visto un Tg1 incredibile. Pagare il canone diventa sempre più difficile». E parlando poi di federalismo municipale, ha detto: «Un decreto già negativo ci è stato proposto in modo totalmente stravolto, peggio di quello di prima. O loro rinviano e ci rimettiamo a discutere o votiamo contro». «Mi vendono come federalismo - sostiene Bersani - un testo che dà meno autonomia ai comuni rispetto a prima di Berlusconi». Il leader del Pd si rivolge poi alla Lega: «sappiate che in questo governo il federalismo non si fa ma io ho l'impressione che nonostante l'insofferenza del popolo leghista il gruppo dirigente resta attaccato a Berlusconi in modo incredibile»

Sabato i vertici del Pd a Torino
Bersani parla poi di sabato prossimo 22 gennaio quanto a Torino ci sarà un importante appuntamento per i vertici del Pd organizzato da Modem: «Dal Lingotto mi aspetto un contributo di cultura politica. Non credo che sia un appuntamento per un'alternativa alla mia segreteria. Io Veltroni e gli altri parleremo di Italia non ci guarderemo la punta delle scarpe perchè saremmo irresponsabili». «Ci possono e ci devono essere arricchimenti e contributi - ha aggiunto - noi stiamo incalanando i nostri progetti in appuntamenti di partito. Abituiamoci al fatto che ci sia una discussione. Quando c'è l'idea di un capo e dove non si discute mai, poi si arriva agli esiti che vediamo».

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