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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 19:50.
È una soddisfazione «parziale» quella espressa dai legali dell'ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, riguardo la richiesta del procuratore generale Giovanni Galati, che al termine della sua requisitoria in Cassazione ha chiesto ai giudici della Suprema Corte una riduzione di pena dei confronti dell'ex governatore.
Le tappe del processo alle talpe della Dda
Soprattutto l'ex governatore non può essere accusato di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra perché manca la prova «di aver voluto favorire il sodalizio mafioso. Di conseguenza - secondo la Procura generale - si prescriverebbe l'accusa di aver favorito il boss Guttadauro e rimarrebbe in piedi solo l'accusa di favoreggiamentosemplice del manager della sanità Aiello, episodio che potrebbe prescriversi nel prossimo mese di aprile».
I legali di Cuffaro, comunque, hanno annunciato che continueranno «a dare battaglia su tutti i motivi di ricorso, e non soltanto per quelli relativi all'aggravante mafiosa». Il procuratore generale Galati stamani ha chiesto alla Cassazione che non sia riconosciuta nei confronti di Cuffaro l'aggravante mafiosa attribuitagli con la sentenza di secondo grado, un «motivo di soddisfazione» per gli avvocati che difendono l'ex presidente della Regione siciliana.
La Cassazione pronuncerà domani, sabato 22 gennaio, la sentenza sul processo alle Talpe della Dda nel quale Cuffaro è stato condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento a Cosa Nostra e violazione del segreto d'ufficio. La camera di consiglio della seconda sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Antonio Esposito, inizierà intorno alle ore 10.
Conferme sostanziali per gli altri imputati
La procura della Cassazione ha, invece, chiesto la conferma delle condanne per gli altri imputati nel processo. In sostanza Galati ha condiviso l'impianto accusatorio e l'attribuzione delle singole responsabilità, limitandosi solo a dichiarare la prescrizione per qualche episodio minore.
In particolare, il Pg ha chiesto la conferma della condanna a 15 anni e sei mesi per il manager della sanità privata Michele Aiello, dalla quale, però, ha chiesto di decurtare le pene per episodi minori prescritti. Quindi, la corte d'appello di Palermo, se venisse accolta la richiesta del Pg, dovrebbe rideterminare la pena per Aiello.