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L'inflazione restringe gli spread

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 06:37.


Inflazione. Rialzo dei tassi. Queste parole, che sembravano seppellite nei ricordi del periodo pre-crisi, sono tornate sui mercati finanziari. Ieri il pericolo di un aumento del costo del denaro è arrivato dalla Cina, dove il Pil è cresciuto ben oltre le attese al 9,8%. Ma anche in Europa la Banca centrale continua a parlare di inflazione, convincendo gli investitori che presto o tardi alzerà il costo del denaro. Su borse, valute e mercati obbligazionari questo tema sta però creando un effetto duplice: da un lato raffredda le quotazioni (perché l'inflazione non piace a chi investe in azioni o bond), dall'altro stempera gli effetti peggiori della crisi (per esempio sgonfia gli spread dei titoli di stato).
La seduta di ieri è emblematica per capire questo duplice effetto. Il balzo sorprendente del Pil cinese, e il conseguente timore di aumento del costo del denaro, ha dapprima frenato le borse asiatiche (Tokyo -1,13%, Shanghai -2,9%). Anche molti listini europei, grazie anche al nuovo allarme inflazione lanciato dalla Bce, hanno seguito lo stesso trend: Londra -1,82%, Parigi -0,3%, Francoforte -0,83%. Idem per le borse Usa (-0,13% Wall Street).
Ma questa è solo metà della storia. Il pericolo inflazione, infatti, ha anche pesato sui titoli di stato. Su tutti, ovvio. Ma soprattutto sui Bund tedeschi, perché più di tutti, avevano i rendimenti molto bassi. Morale: il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e quelli dei paesi del ClubMed – complice anche il dibattito sull'allargamento del fondo salva stati – si è ristretto. I tassi dei Bund, insomma, sono saliti più degli altri. Così ieri sera il gap tra BTp italiani e Bund era a 155,4 punti base, minimo da metà dicembre. E anche i titoli degli altri paesi periferici hanno ristretto gli spread.
Questo ha di conseguenza favorito i titoli azionari bancari, penalizzati in precedenza proprio perché gli istituti di credito hanno bilanci pieni zeppi di titoli di stato. L'equazione, ieri, è stata semplice: se si restringono gli spread dei titoli di stato dei paesi del ClubMed, allora le banche possono tirare un sospiro di sollievo. Morale: gli investitori hanno acquistato azioni bancarie – galvanizzati anche da un report di Fitch – a piene mani. A Milano Mps ha guadagnato il 3,3%, UniCredit il 2,19%, Intesa il 3,49%. Ed è per questo che ieri Piazza Affari ha recuperato lo 0,37%. Anche i Cds delle banche si sono ristretti.

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Tags Correlati: Bce | Borsa di Milano | Borsa Valori | Cina | Club Mediterranée | Europa | Inflazione | Intesa | Wall Street

 

Il tema dell'inflazione, insomma, ha un effetto duplice. E duplice è anche la sua lettura. Gli analisti stimano un'inflazione in aumento in Europa (Mps la ipotizza vicina al 3% a metà 2011 e Rbs al 2,5% a febbraio), ma la causa del rincaro è dovuta solo al rally di petrolio e delle materie prime alimentari. Per capirne gli effetti, dunque, bisognerà aspettare. Nel frattempo, gli investitori usano questo tema come pretesto per aggiustare i portafogli.
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