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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 06:37.
Diventare il terreno di convergenza di tutte le opposizioni. È l'obiettivo esplicito del parere di minoranza sul fisco municipale, presentato ieri da Giuliano Barbolini (Pd). Prova ne è la scelta di recepire al suo interno gli emendamenti più qualificanti del terzo polo: dalla cedolare secca al 20% sui canoni liberi e al 15 su quelli concordati alla detrazione da 2.500 euro per le famiglie con figli. Fino al calcolo della tassa di soggiorno in una percentuale dello 0,5% per ogni notte trascorsa in albergo. In totale sono state 64 le proposte di modifica depositate ieri e che l'organismo presieduto da Enrico La Loggia (Pdl) comincerà a esaminare oggi per arrivare al voto finale mercoledì 2 febbraio.
Nell'accompagnare il testo, Barbolini ha definito un «pasticcio» il decreto messo a punto dal ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, specie dopo l'annuncio che sono in arrivo nuove modifiche per andare incontro alle richieste dei municipi, e ha indicato i quattro «punti salienti» per l'intera opposizione: «più autonomia per i comuni, con la devoluzione del gettito della cedolare secca; più sgravi fiscali per gli inquilini, tenendo conto dell'ampiezza delle famiglie; più garanzie per le attività produttive e le piccole imprese, grazie al ripristino dell'abbattimento del 50% della futura imposta municipale; più equità e stabilità nei fondi perequativi che il decreto del governo ha dimenticato».
A ogni tema corrisponde uno o più emendamenti recepiti nel parere e posti al governo come condizione essenziale da accettare se vuole incassare il sì della minoranza. Ad esempio, sulla cedolare secca, viene accolta l'idea di Mario Baldassarri (Fli) di riportare al 20% l'imposta sostitutiva sugli immobili locati a prezzo di mercato, abbassandola al 15% per quelli a canone calmierato. Al tempo stesso viene proposta l'introduzione di una detrazione per i nuclei familiari in affitto a salire: dai 500 euro si arriva ai 2.500 del 2015. Con quali risorse? Con un taglio da 2,8 miliardi di euro ai consumi intermedi della Pa.
Ma l'asse tra Pd, da un lato, e il terzetto Api-Fli-Udc, dall'altro, si è confermato saldo anche sulla tassa di soggiorno. Dove si è scelto di fissare allo 0,5% per ogni notte trascorsa in albergo il contributo chiesto ai turisti da ogni comune per finalità espressamente collegato al miglioramento dei servizi di ospitalità o alla tutela dei beni paesaggistici e architettonici.