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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 16:49.
La bomba era appena scoppiata, il fumo non si era ancora diradato ma la comunità dei micro-blogger era già in grado di fornire notizie su quello che stava succedendo all'aeroporto internazionale Domodedovo di Mosca. In tempo reale. Le prime informazioni sulla tragedia, ieri in Russia, hanno viaggiato soprattutto sulle ali di Twitter. Lo stesso presidente Dmitrij Medvedev – che della comunicazione in 140 battute è un appassionato – ha fatto sapere via Twitter di aver dato l'ordine di rafforzare tutte le misure di sicurezza nei trasporti. Su You-Tube è subito finito il video che ha mostrato i corpi delle vittime ammucchiati sul pavimento della sala arrivi.
La notizia aveva praticamente fatto il giro del mondo quando finalmente la televisione è entrata in scena. Russia 24, la tv statale all-news, ha fornito le prime informazioni alle 17.24, quasi un'ora dopo l'esplosione. Un lasso di tempo immenso nell'era della comunicazione digitale che ha portato acqua al mulino di Alerei Navalnyj, il più famoso blogger russo, sostenitore del declino dei mass-media tradizionali: "Proprio adesso stiamo osservando la morte di questi media come fonte di informazione operativa in una situazione di crisi". E ha concluso: "Quando succede qualcosa, nella prima ora e mezza, esiste solo Twitter". Navalnyj con le sue inchieste e denunce sul malaffare di Transneft ha messo in difficoltà il monopolista del trasporto del petrolio costringendolo a imbarazzate smentite.