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Tra Berlusconi e Fini riesplode la guerra. Il premier vuole disarcionarlo ma i futuristi fanno scudo

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 16:07.

È tornato a essere il principale bersaglio di Silvio Berlusconi che coltiva un obiettivo preciso: deviare l'attenzione rispetto al ciclone Ruby riportando i riflettori su Gianfranco Fini. Soprattutto ora che i pm milanesi sono tornati all'attacco con altre 300 pagine spedite alla giunta per le autorizzazioni a procedere in cui ci sono, racconta chi ha avuto modo di leggerle, anche nuove intercettazioni che riguardano questa volta proprio il premier in persona. «Dietro l'attacco dei magistrati su Ruby c'è la mano di Gianfranco - ha ribadito il Cavaliere ieri sera ai suoi - dobbiamo disarcionarlo».

Rubygate, invito a comparire per Nicole Minetti. Alla Camera arriva un nuovo plico di 300 pagine (di Nicoletta Cottone)

Berlusconi prepara l'artiglieria pesante contro Fini
Il premier, però, sa benissimo che l'ex alleato non mollerà lo scranno di Montecitorio anche se i fedelissimi del premier hanno già alzato il livello di scontro. Così ieri, nella capigruppo di Montecitorio, Pdl e Lega sono tornati a chiedere una discussione sul ruolo di Fini, proposta immediatamente rispedita al mittente. Ma è solo il primo colpo dell'artiglieria pesante del premier pronto a spendersi in prima persona per stringere all'angolo il leader di Fli.

Il 12 febbraio il premier in piazza a Milano
Berlusconi è dunque deciso a dare battaglia e il 12 febbraio, lo stesso giorno dell'assemblea costituente dei futuristi, scenderà in piazza Duomo a Milano per sottrarre la ribalta al nemico. Lì gli uomini del Cavaliere stanno preparando una contro-manifestazione con tanto di palco e scaletta di interventi per offrire a Berlusconi la possibilità di tornare ad attaccare i magistrati e soprattutto il presidente della Camera. Un modo per infastidire la convention futurista e per scaldare i motori in vista delle elezioni con il pressing della Lega che è tornato a farsi asfissiante vista l'impasse in Parlamento sul federalismo. Con Umberto Bossi che invoca ancora le urne in caso di "no" alla riforma e dà man forte al Cavaliere chiedendo lui le dimissioni del presidente della Camera.

È stallo sul simbolo del partito
Il premier, però, ha un problema non da poco se davvero il prossimo sbocco fossero le elezioni anticipate: quello del simbolo del partito. Le proposte arrivate sul suo tavolo non lo entusiasmano e i suoi disperano che si possa arrivare a una soluzione in tempi brevi a meno di una alzata d'ingegno del capo di cui per ora non c'è traccia. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ricevuta da Berlusconi nei giorni scorsi, ne ha fatto addirittura una questione di vita o di morte, preoccupata di possibili ricorsi da parte dei finiani. Ma i consiglieri del premier hanno già presentato al Cavaliere un consistente dossier con alcuni precedenti che metterebbero il Pdl al riparo da una guerra sul simbolo del partito con i finiani.

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Farnesina | Giancarlo Tulliani | Gianfranco Fini | Governo | Lega | Letizia Moratti | Milano | Montecitorio | Nicole Minetti | PDL | Senato | Silvio Berlusconi | Umberto Bossi

 

I futuristi fanno quadrato attorno al leader
Che, intanto, fanno quadrato attorno al loro leader dopo gli ultimi sviluppi sulla casa di Montecarlo. Domani al Senato il ministro degli Esteri Franco Frattini riferirà delle nuove carte giunte dall'isola di Saint Lucia che inchioderebbero, secondo il premier, il cognato di Fini, Giancarlo Tulliani. Ma ai piani alti di Montecitorio il clima è assolutamente tranquillo. «Non c'è nulla di nuovo sotto il sole - ha confidato Fini ai fedelissimi -, sono le stesse carte venute fuori qualche mese fa». Certo poi le strane manovre tra l'isola caraibica e la Farnesina, dove sono arrivati i documenti, hanno destato parecchie perplessità nel presidente della Camera. «Cosa c'entrano gli esteri con tutta questa storia? - ragiona Fini -. Semmai questa è materia del ministero di Giustizia, ma non c'è stata alcuna richiesta di rogatoria». Insomma, il percorso insospettisce ma la linea dettata ai suoi è netta: nessun commento sulla vicenda e sulle modalità in attesa che i giudici decidano. Ad ogni modo Fini si mostra sereno. «Non ho più rapporti con mio cognato, mi ha creato solo problemi».

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