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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 07:37.
Il caso Ruby li aveva oscurati, ma ora che la Consulta ha depositato le motivazioni della sentenza sul legittimo impedimento, i tre processi contro Silvio Berlusconi (Mills, Mediaset-diritti tv, Mediatrade) ripartono sul serio. Tempo venti giorni, al massimo un mese, e il premier sarà costretto a correre (in senso metaforico) da un'aula all'altra del tribunale di Milano per difendersi dall'accusa di corruzione giudiziaria (Mills) di frode fiscale (Mediaset diritti tv) e di appropriazione indebita e frode fiscale (Mediatrade). Non solo. Se la Procura di Milano chiederà (come sembra confermato) il rito immediato per Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile, nell'affaire Ruby e se la richiesta verrà accolta dal gip, a marzo i processi saliranno a quattro.
Un bell'impegno, per Berlusconi, costretto a fare a meno dello scudo processuale ad ampio raggio confezionatogli dalla legge 51 del 2010 dichiarata incostituzionale. Nella sentenza n. 23 appena depositata (e da oggi pubblicata nella Gazzetta ufficiale) la Consulta gli ha infatti ricordato che non ogni impegno politico è un «legittimo impedimento», ma soltanto quello riconducibile ad attività «coessenziali alla funzione di governo», sempre che sia «preciso», «puntuale», «assoluto», «attuale»: insomma, «oggettivamente indifferibile» e «necessariamente concomitante» con l'udienza di cui si chiede il rinvio. Spetterà al giudice valutare «in concreto» questi elementi, senza che la difesa possa eccepire un'invadenza nella sfera di competenza del potere esecutivo. La Corte lo ha detto espressamente, stoppando così sul nascere la tentazione difensiva di sollevare conflitti di attribuzione a go go contro il giudice che decida di andare avanti con il processo. Giudice e presidente del Consiglio sono obbligati alla «leale collaborazione»: «Per un verso - scrive la Corte - il giudice deve definire il calendario delle udienze tenendo conto degli impegni del presidente del Consiglio dei ministri riconducibili ad attribuzioni coessenziali alla funzione di governo e in concreto assolutamente indifferibili. Per altro verso, il presidente del Consiglio dei ministri deve programmare i propri impegni, tenendo conto, nel rispetto della funzione giurisdizionale, dell'interesse alla speditezza del processo che lo riguarda e riservando a tale scopo spazio adeguato nella propria agenda».