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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 16:46.
Il caso Ruby come una scossa tellurica potente sta provocando una serie di trasformazioni (tutte discutibili, ovviamente) non solo nel mondo della comunicazione, ma anche dentro il Pdl. Mutamenti che si muovono a cavallo tra media e politica. Silvio Berlusconi ha annunciato che al processo non si presenterà, mentre i dibattiti televisivi (e radiofonici) somigliano sempre più spesso a vere e proprie udienze. Con un'accusa, una difesa, dei testimoni e dei giudici (il pubblico). Uno scenario nel quale il premier si è ritagliato il ruolo di spettatore-governatore, intervenendo in prima persona per riprendere e redarguire conduttori e (talvolta) ospiti, con toni e parole giudicate da molti al limite del consentito.
Lo ha fatto con Iva Zanicchi a L'Infedele di Gad Lerner, episodio a seguito del quale in molti si sono chiesti se le decisioni di Daniela Santanché di lasciare Annozero (Raidue) prima e Agorà (Raitre) dopo siano state concordate con il premier. Una strategia comunicativa certamente aggressiva. Che ha finito per contraddistinguere in maniera evidente chi, tra le persone più vicine al presidente del Consiglio, non l'ha adottata. Come conseguenza l'atteggiamento di alcuni di coloro che hanno utilizzato toni e atteggiamenti più morbidi e dialogici, è finito sotto osservazione (nel Pdl).
È il caso Emilio Fede, direttore del Tg4, da sempre considerato vicinissimo al presidente del Consiglio. Non più giovanissimo, adesso è indicato vicino al pensionamento o all'allontanamento. Il diretto interessato smentisce, riportando anche le rassicurazioni che gli sono arrivate da Mauro Crippa e Fedele Confalonieri. Eppure di lui già si parla come futuro direttore editoriale del nuovo canale all news di Mediaset, magari con spazi per commenti politici e per una trasmissione settimanale. Certo la rimozione-sostituzione non potrebbe essere imminente, perché come ha detto Fede «sarebbe come ammettere che io ho delle colpe. Non credo sia possibile». Ma qualcosa di quello che il direttore del Tg4 ha detto in questi giorni non deve essere piaciuto ai legali di Silvio Berlusconi, perché nella loro memoria difensiva tra le testimonianze citate quella di Emilio Fede non compare.